Artiom Naliato, il giovane eroe italo-ucraino caduto in guerra: una scelta di cuore e coraggio

Una nuova tragedia scuote profondamente l’Italia, intrecciandosi con le ferite ancora aperte del conflitto in Ucraina. Un giovane soldato italiano, Artiom Naliato, ha perso la vita il 21 luglio, colpito da un missile mentre si trovava al fronte. La sua morte risveglia il dolore collettivo e ci costringe a riflettere sul valore del coraggio, della scelta e del sacrificio in nome della libertà. Dietro questo ennesimo lutto, si cela una storia intensa, carica di significato, che merita di essere raccontata con rispetto e umanità.

Artiom aveva solo 21 anni, ma il suo percorso era già segnato da esperienze forti e decisioni che pochi alla sua età si troverebbero ad affrontare. Nato in Ucraina, era stato adottato da piccolo da una famiglia italiana residente a San Luca di Tribano, nel Padovano. Cresciuto nel nostro Paese, Artiom aveva costruito una vita serena e affettuosa, intrecciata a doppio filo con quella dei suoi genitori adottivi, amici e conoscenti del paese. Ma dentro di lui, le radici ucraine non si erano mai spente. La memoria della sua terra d’origine lo accompagnava ogni giorno, diventando col tempo una parte inscindibile della sua identità.

Quando la Russia ha invaso l’Ucraina nel 2022, Artiom non ha esitato. Ha sentito un richiamo profondo, un’urgenza morale che lo ha spinto a partire. Non per spirito di vendetta, ma per amore: amore per la sua patria natale, per i civili innocenti, per quella libertà minacciata che lui sentiva di dover difendere. Una decisione difficile, maturata in silenzio e sostenuta da una forza interiore che ha sorpreso anche chi gli era più vicino.

Il 21 luglio, durante un’esercitazione in un campo militare ucraino, un missile russo ha colpito l’edificio in cui si trovava. Nonostante il trasporto immediato in ospedale, le ferite riportate erano troppo gravi. Artiom è spirato poche ore dopo, lasciando dietro di sé una comunità sotto shock e una famiglia spezzata dal dolore. La sua è la sesta morte italiana dall’inizio del conflitto, ma il suo volto, giovane e determinato, rende questa notizia ancora più toccante.

Il sindaco di San Luca di Tribano, Massimo Cavazzana, ha voluto esprimere pubblicamente il cordoglio dell’intera cittadinanza: “Con immensa tristezza salutiamo Artiom Naliato che ha scelto di combattere una guerra che portava nel cuore, per la libertà del suo Paese d’origine, a cui si sentiva profondamente legato. Ci stringiamo attorno al dolore della famiglia. Una scelta difficile, drammatica, ma animata da un senso di appartenenza e di responsabilità che non possiamo che rispettare.”

Parole che toccano l’anima e ci ricordano quanto sia complicata e dolorosa la realtà dei conflitti moderni. Artiom non era un mercenario né un avventuriero. Era un ragazzo come tanti, con un cuore diviso tra due patrie, che ha scelto di fare ciò che riteneva giusto. E per questo, ha pagato il prezzo più alto.

Il suo ritorno a San Luca pochi giorni prima della partenza per il fronte è stato discreto, carico di emozione. Aveva salutato la famiglia, gli amici, le strade che l’avevano visto crescere. Nessuno avrebbe immaginato che sarebbe stata l’ultima volta. Eppure, in quelle ore intense, aveva lasciato un segno profondo. Chi lo ha visto racconta di un ragazzo sereno, consapevole della sua scelta, ma anche grato per tutto ciò che l’Italia gli aveva dato.

Ora, la sua storia resta impressa nella memoria collettiva come esempio di coraggio e amore per le proprie origini. Il sacrificio di Artiom ci interroga e ci commuove, al di là delle posizioni politiche o delle opinioni sul conflitto. È la testimonianza viva di un ragazzo che ha creduto in qualcosa di più grande di sé, e che ha dato la vita per quel sogno.

In tempi in cui la guerra sembra distante e filtrata dagli schermi, la morte di Artiom ci riporta brutalmente alla realtà: là fuori, ci sono giovani che lottano, sperano e muoiono per ideali che noi diamo troppo spesso per scontati. E a noi resta il dovere di ricordare. Di non dimenticare.

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