Delitto di Garlasco, nuovi sviluppi: il mistero dell’Ignoto 3 riapre le indagini sull’omicidio di Chiara Poggi
Il delitto di Garlasco continua a far parlare di sé, a distanza di ben 18 anni dalla tragica morte di Chiara Poggi. Ogni giorno emergono nuovi elementi che gettano ombre su una vicenda già di per sé intricata e dolorosa. La domanda che perseguita l’opinione pubblica rimane la stessa: chi ha ucciso Chiara? È stato davvero Alberto Stasi, condannato in via definitiva, o c’è qualcun altro che ancora oggi si nasconde dietro il velo dell’anonimato?
Il caso ha conosciuto un nuovo colpo di scena: da una recente analisi effettuata sul tampone orofaringeo prelevato a Chiara durante l’autopsia, è stata isolata una traccia genetica non appartenente né a Stasi né a Andrea Sempio, amico della vittima e in passato oggetto di indagini. Questo nuovo profilo genetico è stato ribattezzato “Ignoto 3”.
Secondo quanto emerso dalle analisi condotte, la presenza dell’Ignoto 3 sarebbe confermata da un Dna con ben 22 marcatori genetici, una quantità rilevante, addirittura doppia rispetto a quella trovata in un precedente caso di contaminazione nota su un altro reperto. Questo ha riacceso le speranze di chi non ha mai creduto pienamente alla colpevolezza esclusiva di Stasi, ma allo stesso tempo ha sollevato dubbi sull’integrità dei reperti e sull’eventualità di una contaminazione.
A sostenerla sono due figure chiave nella vicenda: l’ex comandante dei RIS di Parma, Luciano Garofano, oggi consulente di parte, e l’avvocato della famiglia Poggi, Gian Luigi Tizzoni. Entrambi ritengono che la traccia possa non avere alcun valore probatorio in quanto, secondo loro, sarebbe il risultato di una contaminazione avvenuta in fase di autopsia o durante la conservazione del reperto. Tuttavia, la magistratura vuole vederci chiaro.
Per fare luce sulla questione, è stata incaricata la genetista Denise Albani, perita nominata dal giudice, che ha già avviato un confronto diretto con il medico legale che eseguì l’autopsia nel 2007. L’obiettivo è comprendere se il campione in esame possa davvero essere collegato a una terza persona presente sulla scena del crimine, o se si tratti semplicemente di una contaminazione, magari avvenuta in laboratorio.
Il fatto che questo nuovo Dna non sia collegabile ad Alberto Stasi, né ad Andrea Sempio, rappresenta comunque un fatto rilevante. Se la traccia fosse autentica, potremmo trovarci di fronte a un elemento decisivo, in grado di riaprire completamente il caso e rimettere in discussione quanto stabilito finora dalla giustizia italiana. D’altro canto, se si trattasse davvero di contaminazione, l’attenzione tornerebbe a concentrarsi su Stasi e sulla validità della sua condanna a 16 anni di reclusione per omicidio volontario.
La Procura non esclude nessuna ipotesi, e per questo motivo si stanno esaminando anche tutti i rapporti sociali e le frequentazioni di Andrea Sempio, per individuare eventuali collegamenti con l’Ignoto 3, qualora si rivelasse una persona reale e presente il giorno del delitto. Le nuove indagini potrebbero portare alla luce dettagli finora rimasti nell’ombra, ma servono certezze scientifiche.
Nel frattempo, la famiglia di Chiara Poggi attende con dignità e riserbo. Non ha mai smesso di cercare la verità, e ogni elemento nuovo riapre ferite mai guarite. Il dolore per la perdita è ancora vivo, così come il desiderio di giustizia. La scoperta dell’Ignoto 3 ha rianimato un caso che sembrava definitivamente archiviato, restituendo speranza a chi crede che la verità non sia ancora stata pienamente rivelata.
Il Paese osserva con attenzione, in bilico tra il rispetto per la sentenza già emessa e la consapevolezza che la giustizia, per essere davvero tale, debba basarsi su prove solide e non lasciare spazio a dubbi. Se l’Ignoto 3 esiste davvero ed è collegato al delitto, allora la storia del delitto di Garlasco è tutt’altro che conclusa. La verità, forse, è ancora nascosta tra le pieghe del tempo, ma ogni indizio può essere la chiave per aprire la porta della giustizia definitiva.