Donald Trump è tornato a far parlare di sé con un’iniziativa che scuote nuovamente l’equilibrio geopolitico: un ambizioso piano per l’invio di armi all’Ucraina, mirato a rafforzare notevolmente l’arsenale di Kiev nella sua guerra contro la Russia. La vera svolta, tuttavia, non riguarda soltanto la natura dell’assistenza militare, bensì chi sarà a pagare il conto. Secondo fonti vicine al presidente americano, infatti, non saranno gli Stati Uniti a sostenere i costi, ma l’Unione Europea, chiamata direttamente a finanziare le nuove forniture.
Il nuovo piano, che dovrebbe essere annunciato ufficialmente oggi – lunedì 14 luglio – segna un cambio di passo netto nella strategia americana. Non più semplici forniture difensive, ma sistemi offensivi avanzati, inclusi missili a lungo raggio capaci di colpire nel cuore del territorio russo, fino a Mosca. Una mossa che, se confermata, potrebbe aumentare le tensioni già alle stelle tra Washington e il Cremlino.
Secondo quanto riportato da Axios, Trump avrebbe dichiarato di non avere ancora stabilito il numero esatto di sistemi Patriot da fornire, ma ha sottolineato che Kiev ne riceverà comunque “un po’”, perché ha urgente bisogno di protezione. Il dettaglio che fa discutere è che, secondo l’ex presidente, saranno gli europei a finanziare queste armi: “L’Unione Europea pagherà, noi non pagheremo nulla ma li invieremo”.
Il rapporto tra Donald Trump e Vladimir Putin sembra essere entrato in una fase di gelo profondo. Secondo le stesse fonti, Trump non ha nascosto il suo disappunto nei confronti del leader russo, definendolo “gentile a parole ma aggressivo nei fatti”. Una critica tagliente che evidenzia quanto le relazioni tra i due paesi siano peggiorate, soprattutto alla luce degli ultimi sviluppi nel conflitto ucraino.
Ma non è tutto. Sempre secondo Reuters, Trump avrebbe in programma di rilasciare una “dichiarazione importante” proprio oggi, per fare chiarezza sul suo approccio nei confronti della Russia. L’attesa è alta, soprattutto perché al Congresso si sta consolidando un fronte bipartisan favorevole a nuove sanzioni contro Mosca, con un focus particolare sui suoi alleati energetici: Cina, India e Brasile.
L’incontro previsto a Washington tra Trump e il nuovo segretario generale della NATO, Mark Rutte, potrebbe diventare il palcoscenico per l’annuncio ufficiale del piano. In quell’occasione, Trump illustrerà nei dettagli la sua strategia per l’Ucraina e il ruolo che, a suo avviso, dovrà assumere l’Unione Europea.
Il messaggio è chiaro: gli Stati Uniti, pur mantenendo un ruolo da protagonisti nella difesa di Kiev, vogliono scaricare sugli alleati europei l’onere finanziario della guerra. Una posizione che potrebbe creare nuove frizioni all’interno dell’Alleanza Atlantica, già alle prese con divergenze su vari temi, dal bilancio NATO alla gestione delle crisi globali.
In Europa, la notizia è stata accolta con preoccupazione. Alcuni leader, pur non avendo ancora reagito ufficialmente, temono che un coinvolgimento economico più diretto possa generare tensioni interne, soprattutto in un momento in cui molti Paesi sono alle prese con difficoltà economiche post-pandemia e instabilità politica.
La strategia di Trump, come sempre, è destinata a dividere: da un lato chi apprezza la fermezza nel contrastare la Russia e nel rafforzare le difese ucraine; dall’altro chi teme un’escalation del conflitto e un coinvolgimento sempre più diretto dell’Europa.
Una cosa è certa: il ritorno sulla scena di Donald Trump, con proposte concrete e toni decisi, sta già rimodellando l’agenda internazionale. La guerra in Ucraina torna al centro del dibattito, e lo fa con una narrazione che sposta l’attenzione dai tavoli diplomatici ai costi, alle responsabilità, e alle strategie di lungo termine.
Mentre il mondo attende la dichiarazione di oggi, gli occhi sono puntati non solo su Washington, ma anche su Bruxelles. L’Unione Europea dovrà decidere se accettare il ruolo che Trump le assegna: quello di principale finanziatrice dello sforzo bellico ucraino. Una decisione complessa, che potrebbe ridefinire i rapporti transatlantici e il futuro stesso dell’alleanza occidentale.