“Tragedia a Francavilla al Mare: Camillo muore per salvare un bambino, eroismo e polemiche sulla sicurezza”

Era una tranquilla domenica d’estate, una di quelle che sembrano promettere solo sorrisi, giochi e spensieratezza. Il sole splendeva alto su Francavilla al Mare, la spiaggia era popolata da famiglie, bambini che costruivano castelli di sabbia, risate che si mescolavano al rumore delle onde. Tutto lasciava pensare a un pomeriggio sereno, come tanti altri. Ma dietro quella calma apparente, si stava preparando una tragedia che avrebbe sconvolto la vita di tutti i presenti.

Camillo Cantoli, 55 anni, era arrivato sulla spiaggia libera nei pressi della Capitaneria di Porto insieme alla compagna e ai due bambini: il figlio di lei e un cugino del piccolo, entrambi di nove anni. I bambini correvano felici sulla battigia, giocavano tra gli schizzi d’acqua, ignari del pericolo che il mare a volte può nascondere, anche quando sembra placido.

Improvvisamente, qualcosa cambia. I due bambini si allontanano dalla riva. Non troppo, ma abbastanza da trovarsi in difficoltà. Le correnti, spesso traditrici, sembrano trascinarli più in là. I loro movimenti diventano disordinati, incerti. È il panico. È la paura che prende il sopravvento. Camillo si accorge subito della situazione. Non esita nemmeno un secondo. Si getta in acqua, con l’istinto di chi sa che ogni attimo è prezioso, con il coraggio di chi mette la vita degli altri prima della propria.

Nuota con forza, lotta contro le onde, raggiunge i bambini. Uno riesce a tornare da solo a riva, spinto forse da una corrente favorevole o dalla disperazione. L’altro resta indietro, in balia del mare. Camillo lo afferra, lo tiene a galla. Cerca di portarlo verso la spiaggia, ma qualcosa, all’improvviso, gli cede dentro. Forse il cuore. Forse lo sforzo eccessivo. Il suo corpo si arresta. Resta immobile, galleggiante sull’acqua.

I bagnini dei lidi vicini, Asteria e Merope, intervengono rapidamente. Lo tirano fuori dall’acqua, lo stendono sulla sabbia. Camillo è incosciente. Iniziano subito le manovre di rianimazione: massaggio cardiaco, respirazione artificiale. Si lotta contro il tempo, contro la fatalità. Per un attimo, una speranza: gli occhi sembrano aprirsi. Ma è solo un’illusione. Subito si richiudono, per sempre.

A rendere tutto ancora più tragico, l’assenza di un defibrillatore. Nessuno in spiaggia. Nessuno nella vicina sede della Capitaneria, inspiegabilmente chiusa in quel momento. I bagnini chiedono, urlano, corrono ovunque. Ma invano. L’unico strumento che forse avrebbe potuto fare la differenza, non c’era.

Poco dopo arrivano i Carabinieri e gli uomini della Capitaneria di Ortona. Si compiono gli atti ufficiali, si raccogliere le testimonianze, si cerca di capire. I due bambini, salvi ma profondamente scossi, sono accuditi dalle rispettive famiglie. Camillo, invece, resta lì. Avvolto da un telo, vegliato in silenzio. Il suo sacrificio ha salvato una vita, ma è costato la sua.

Ora si cercano le risposte: come è possibile che su una spiaggia frequentata da tante persone non ci fosse un defibrillatore a disposizione? Perché la sede della Capitaneria era chiusa? Si parlano di falle nel sistema, di responsabilità da accertare. Ma la verità più grande resta impressa nei cuori: Camillo Cantoli è morto da eroe. Ha fatto quello che molti non avrebbero avuto il coraggio di fare. Ha dato tutto, senza esitare, per salvare un bambino che non era neanche suo figlio. Un gesto di umanità pura, che merita rispetto e memoria.

La sua storia ha toccato profondamente l’intera comunità di Francavilla e non solo. In molti si sono uniti nel dolore e nel ricordo, chiedendo maggiore attenzione alla sicurezza sulle spiagge, affinché tragedie come questa non si ripetano. Perché un uomo come Camillo, con quel gesto così istintivo e generoso, ha mostrato il meglio dell’essere umano. E il suo sacrificio non può essere dimenticato. Deve essere, al contrario, un monito. Un richiamo alla responsabilità di tutti, istituzioni e cittadini, affinché ogni vita in pericolo abbia sempre una possibilità in più di essere salvata.

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