Omicidio Giulia Tramontano: respinta la richiesta di giustizia riparativa per Alessandro Impagnatiello

Alessandro Impagnatiello, ergastolo confermato: respinta la richiesta di giustizia riparativa per l’omicidio di Giulia Tramontano

La Corte d’assise d’appello di Milano ha rigettato la richiesta di accesso alla giustizia riparativa avanzata dalla difesa di Alessandro Impagnatiello, già condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Giulia Tramontano, la sua compagna incinta di sette mesi. Anche nel secondo grado di giudizio, i giudici hanno confermato l’ergastolo, sottolineando come le condizioni per l’avvio di un percorso di giustizia riparativa non fossero presenti.

L’istanza, presentata dagli avvocati di Impagnatiello, puntava a introdurre l’ex barman milanese in un programma volto a favorire il confronto tra autore del reato e vittime, o familiari delle vittime, al fine di promuovere una forma di riconciliazione, consapevolezza e, nei casi più complessi, perdono. Ma la Corte è stata netta: non ci sono margini per valutare l’ammissione dell’imputato a tale percorso.

La posizione della Corte: “Richiesta irrilevante e inammissibile”

Nel motivare il rigetto dell’istanza, i giudici milanesi hanno definito “irrilevanti” le argomentazioni fornite dalla difesa. Non solo, hanno anche affermato che queste non risultano sufficienti per considerare ammissibile l’inserimento dell’imputato in un programma di giustizia riparativa. La Corte ha basato la propria decisione su tre elementi chiave: l’eventuale utilità del programma, la sicurezza e l’assenza di rischi per le parti coinvolte, e la necessità di tutelare il processo di accertamento dei fatti.

Particolarmente rilevante, nel caso specifico, è risultata la posizione della famiglia di Giulia Tramontano. I giudici hanno rilevato “l’attuale e netta indisponibilità delle persone offese a partecipare a qualunque forma di giustizia riparativa”. Una chiusura totale, che ha avuto un peso determinante nella valutazione della Corte.

I reati contestati a Impagnatiello: un delitto che ha scosso l’Italia

Alessandro Impagnatiello è stato condannato per omicidio aggravato, interruzione volontaria di gravidanza senza consenso e occultamento aggravato di cadavere. Il delitto di Giulia Tramontano, avvenuto nel maggio 2023, ha profondamente colpito l’opinione pubblica italiana. Una giovane donna di 29 anni, incinta di sette mesi, è stata uccisa brutalmente da colui che avrebbe dovuto essere il compagno e padre del bambino che portava in grembo.

Durante il processo, Impagnatiello ha ammesso le sue responsabilità, ma le sue dichiarazioni non sono state ritenute sufficienti a scalfire la gravità dell’azione compiuta. I giudici hanno riconosciuto la piena colpevolezza dell’imputato, evidenziando un quadro di lucida premeditazione e una totale mancanza di empatia verso la vittima.

Il significato della giustizia riparativa e il suo limite in casi estremi

La giustizia riparativa è un percorso che prevede il coinvolgimento attivo delle parti – autore del reato e vittime o loro familiari – in un dialogo mediato e volontario, con l’obiettivo di ricostruire il senso dell’accaduto e, talvolta, aprire uno spiraglio verso il perdono. Tuttavia, non è uno strumento applicabile a ogni contesto, soprattutto in casi di delitti estremamente gravi e recenti, in cui il dolore e la rabbia delle persone coinvolte rendono impossibile qualsiasi forma di incontro.

Il rifiuto della Corte d’assise d’appello di Milano si inserisce proprio in questo quadro: un caso di femminicidio che ha lasciato una ferita profonda nella famiglia Tramontano e nell’intera società. La disponibilità delle vittime è un requisito imprescindibile per l’avvio della giustizia riparativa, e la sua assenza rende automaticamente inapplicabile l’intero processo.

Nessuno spiraglio di revisione della pena

Con il rigetto dell’istanza e la conferma della condanna all’ergastolo, la strada giudiziaria per Alessandro Impagnatiello sembra ormai chiusa. Non ci saranno sconti, né percorsi alternativi che possano mitigare il peso della sentenza. Un verdetto che, nelle intenzioni della Corte, vuole anche lanciare un messaggio chiaro e fermo contro ogni forma di violenza sulle donne.

La giustizia, in questo caso, ha deciso di non aprire varchi verso il perdono, ma di mantenere una linea di fermezza e rispetto per il dolore dei familiari di Giulia. Una scelta che riflette la complessità del concetto di riparazione e il suo difficile equilibrio tra giustizia, responsabilità e umanità.

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