La tragica vicenda che ha colpito Omar Farang Zin, motociclista italiano di 48 anni, ha scosso profondamente non solo la sua comunità, ma anche l’opinione pubblica italiana e internazionale. Durante un viaggio avventuroso lungo la celebre autostrada Transfăgărășan in Romania, Omar è stato vittima di un attacco mortale da parte di un’orsa. Un episodio tanto drammatico quanto emblematico dei rischi che possono sorgere dal contatto diretto con la natura selvaggia.
Originario di Samarate, in provincia di Varese, Omar era un uomo molto conosciuto e stimato. Vedovo e padre, lavorava da anni all’aeroporto di Malpensa per la società Sea. Dopo trent’anni di servizio come autista dei mezzi di pista, era stato recentemente promosso al ruolo di coordinatore di scalo, una responsabilità che aveva accolto con orgoglio. Amava viaggiare in moto, unendo la passione per la libertà su due ruote con quella per la natura incontaminata.
Nei giorni precedenti alla tragedia, Omar aveva condiviso sui social diverse immagini e video dei suoi incontri con la fauna locale, in particolare gli orsi che popolano i boschi della Transfăgărășan. Una zona suggestiva e spettacolare, nota anche con il soprannome “La Follia di Ceaușescu”, costruita tra i Monti Făgăraș e ritenuta una delle strade più belle del mondo per i motociclisti. Tuttavia, il suo fascino paesaggistico nasconde anche insidie, come dimostra quanto accaduto.
Il 3 luglio, nei pressi della diga di Vidraru, mentre era in sosta con un gruppo di motociclisti stranieri, Omar è stato attaccato improvvisamente da un’orsa, presumibilmente accompagnata dai cuccioli. Secondo quanto riportato dai soccorritori, la scena dell’aggressione sarebbe stata parzialmente ripresa con il cellulare della vittima, poi ritrovato nelle vicinanze. Dopo averlo colpito, l’animale lo avrebbe trascinato per circa 60 metri in un burrone tra la vegetazione fitta. I compagni di viaggio hanno tentato disperatamente di salvarlo, ma ogni sforzo si è rivelato inutile.
Quando i soccorsi sono giunti sul posto, non hanno potuto far altro che constatare il decesso e recuperare il corpo, gravemente martoriato dai morsi dell’animale. La salma è stata poi trasferita all’Istituto di medicina legale per gli accertamenti autoptici. Le autorità locali hanno aperto un’inchiesta per omicidio colposo, al fine di chiarire la dinamica esatta dell’incidente. Nel frattempo, l’orsa responsabile dell’attacco è stata abbattuta da cacciatori, come confermato dal sindaco del comune di Arefu.
Questa tragedia ha riacceso il dibattito sulla convivenza tra uomo e fauna selvatica in Romania. In particolare, la zona della Transfăgărășan è nota per la presenza di un numero crescente di orsi, attratti dai rifiuti e dal comportamento imprudente dei turisti, spesso incuranti dei numerosi cartelli di avvertimento. Secondo i dati forniti dalle autorità locali, nella regione sono presenti circa 112 orsi, ben oltre il limite di 25 esemplari considerato gestibile.
Dragoș Ionescu, rappresentante del fondo di caccia locale, ha commentato con amarezza l’accaduto: “Si vede che si è fermato, è sceso dalla moto e ha iniziato a scattare foto mentre l’orsa era con i suoi cuccioli. È stato un gesto imprudente, ma non isolato. Ogni giorno vediamo turisti che fanno lo stesso lungo la Transfăgărășan. È da anni che denunciamo questa situazione, ma nessuno ci ascolta. Ora, come spesso accade, veniamo messi sotto accusa invece di ricevere supporto”.
Il caso di Omar solleva questioni importanti sulla sicurezza dei turisti in zone ad alta presenza di animali selvatici e sulla necessità di una gestione più rigida del fenomeno. La tragedia ha lasciato un profondo vuoto tra i suoi colleghi e amici, che lo ricordano come una persona generosa, amante dell’avventura ma anche attenta e responsabile.
La morte di Omar Farang Zin è un monito drammatico su quanto sia sottile il confine tra fascino e pericolo quando ci si confronta con la natura incontaminata. Un viaggio che doveva essere esperienza di bellezza e libertà si è trasformato in una tragedia inaspettata, che lascia l’Italia in lutto e l’Europa intera a riflettere.