Stangata d’agosto: dal 1° aumentano i pedaggi autostradali, proteste dei consumatori e retromarcia del Governo
Brutte notizie per gli automobilisti italiani: a partire dal 1° agosto, entra in vigore un aumento dei pedaggi autostradali che rischia di pesare sulle tasche di milioni di cittadini in transito proprio nel pieno delle vacanze estive. La misura è contenuta in un emendamento al decreto Infrastrutture, recentemente inserito nella legge di conversione, e ha già suscitato un’ondata di polemiche, tra critiche delle associazioni dei consumatori e confusione nella stessa maggioranza di governo.
Aumento dei pedaggi: cosa prevede l’emendamento
Il testo prevede un incremento di 1 millesimo di euro per ogni chilometro percorso per le categorie di pedaggio A e B – che comprendono automobili, moto, camper e SUV – e per le classi superiori (3, 4 e 5), ovvero mezzi commerciali e camion. Anche se la cifra può sembrare simbolica, su lunghe tratte o per trasportatori abituali può tradursi in un aggravio economico non trascurabile, specie in un periodo in cui i costi legati a carburanti e manutenzione sono già elevati.
Secondo la relazione tecnica allegata all’emendamento, l’obiettivo sarebbe quello di assicurare ad Anas le risorse necessarie per far fronte a spese crescenti legate alla gestione della rete stradale, all’aumento dei costi energetici, all’illuminazione pubblica, e agli interventi previsti nel Contratto di Programma 2021-2025, approvato nel 2024. Le entrate previste grazie a questo rincaro ammonterebbero a circa 90 milioni di euro all’anno.
Questi fondi serviranno anche per sostenere il previsto ampliamento della rete stradale in gestione Anas, che includerà le cosiddette “strade di rientro” attualmente sotto la responsabilità delle Regioni Veneto e Piemonte, a partire dal 2025.
La protesta dei consumatori: “Vergognoso e subdolo”
A guidare la protesta contro l’emendamento è l’Unione Nazionale Consumatori, attraverso le parole del presidente Massimiliano Dona, che ha definito l’aumento «vergognoso» e accusato il governo di cercare nuove entrate in modo poco trasparente. Secondo Dona, l’esecutivo ha già dato segnali preoccupanti in passato, come la fine degli sconti sulle accise sui carburanti introdotti dal governo Draghi e il ripristino degli oneri di sistema su luce e gas. Inoltre, ha ricordato che l’IVA su alcune fasce di consumo del gas è stata aumentata fino al 22%.
Il presidente dell’UNC ha puntato il dito contro una strategia che, a suo avviso, colpisce proprio i cittadini in un momento dell’anno in cui molte famiglie si spostano per vacanze, lavoro stagionale o ricongiungimenti familiari.
Interviene Salvini: l’emendamento viene ritirato
Le proteste, unite alle tensioni all’interno della stessa maggioranza, hanno spinto il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini a intervenire pubblicamente. Salvini ha chiesto il ritiro immediato dell’emendamento, sottolineando di non essere stato informato preventivamente della proposta.
I relatori del decreto Infrastrutture, i deputati di Fratelli d’Italia, Antonio Baldelli e Massimo Milani, hanno prontamente risposto alla sollecitazione del leader leghista: «Non ci sogneremmo mai di portare avanti un emendamento non condiviso dal ministro competente. Accogliamo con favore l’invito del ministro Salvini a ritirare la proposta sul sovracanone a favore di Anas».
La retromarcia è stata dunque rapida, segno evidente delle difficoltà di coordinamento interno tra i partiti della maggioranza e di una certa disconnessione tra i tecnici che preparano le misure e i ministri che dovrebbero approvarle.
Ma il nodo delle risorse resta
Nonostante il dietrofront sul provvedimento, il problema delle risorse per Anas e per la manutenzione della rete stradale resta sul tavolo. Se il rincaro dei pedaggi è stato momentaneamente evitato, bisognerà capire come il governo intende finanziare gli interventi programmati, soprattutto in vista di un autunno che si preannuncia complicato anche sul fronte delle finanze pubbliche.
Nel frattempo, i cittadini possono tirare un sospiro di sollievo, almeno temporaneamente. Ma la sensazione generale è che si tratti solo di una pausa tattica, e che nuove misure fiscali potrebbero riaffacciarsi nei prossimi mesi.