Budapest sfida Orban: in 200mila al Pride vietato. Cortei anche in tutta Italia per i diritti LGBTQIA+

Il coraggio di Budapest e la risposta dell’Europa: in piazza per la libertà e i diritti

Budapest ha risposto con determinazione e coraggio a un provvedimento che sa di repressione e autoritarismo. Nonostante il divieto imposto dal governo ungherese guidato da Viktor Orbán, la capitale magiara ha visto sfilare per le sue strade oltre 200mila persone in occasione del Pride LGBTQIA+. Una mobilitazione pacifica, ma potente, che ha voluto ribadire con forza il diritto alla libertà, all’uguaglianza e al riconoscimento dell’identità di ciascun individuo.

La partecipazione è stata imponente e trasversale. Al corteo hanno preso parte non solo cittadini comuni, ma anche parlamentari europei, attivisti e ministri provenienti da diversi Paesi dell’Unione Europea. In particolare, si è registrata una nutrita presenza di esponenti dei gruppi socialisti, democratici e liberali, giunti per portare solidarietà e sostegno a una comunità minacciata da leggi e provvedimenti repressivi.

Nonostante le minacce di sanzioni legali rivolte agli organizzatori e ai partecipanti — dal momento che il governo ha dichiarato formalmente illegale la manifestazione — la marcia si è svolta in modo ordinato e pacifico. Il messaggio è stato chiaro: non si può mettere a tacere la voce di chi rivendica diritti e dignità.

Durante il corteo non sono mancati momenti di tensione. Alcuni militanti del partito di estrema destra Patria Nostra (Mi Hazánk) hanno provato a bloccare il ponte Szabadság, simbolo della città, ma la situazione è stata gestita senza particolari incidenti e la sfilata ha potuto proseguire lungo il centro cittadino. La polizia ha, inoltre, autorizzato una contro-manifestazione della destra radicale, che si è svolta nella stessa piazza del raduno Pride, aumentando ulteriormente il livello di attenzione e allerta.

Nonostante ciò, l’atmosfera del Pride è rimasta festosa e carica di significato. Tra carri allegorici, musica, bandiere arcobaleno ed europee, e uno striscione gigante con i colori dell’UE, i manifestanti hanno intonato slogan contro il governo di Orban e rivolto appelli diretti alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen. Uno degli striscioni più fotografati recitava: “Devi decidere se difendere Orbán o la democrazia”.

Importante anche la presenza di esponenti politici italiani. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha preso parte al corteo cantando Bella ciao insieme ai manifestanti e ha dichiarato con fermezza: “L’amore non si può vietare per legge. Non si può cancellare l’identità delle persone. Siamo esseri umani, abbiamo corpi, volti e diritti”.

In piazza anche Carlo Calenda, leader di Azione, che ha sottolineato come l’Europa non possa restare indifferente davanti alla deriva autoritaria e filorussa di Orban: “Siamo qui a Budapest per dimostrare che i liberali non accettano in silenzio questa repressione. L’Europa si fonda sullo Stato di diritto, sul rispetto della libertà di manifestare e sul diritto di amare chi si desidera, senza distinzione di genere”.

L’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Carolina Morace, ha a sua volta manifestato a favore dei diritti LGBTQIA+, rafforzando il fronte trasversale che da più parti ha deciso di far sentire la propria voce contro le politiche discriminatorie del governo ungherese.

In contemporanea alla marcia di Budapest, anche l’Italia ha voluto far sentire la propria solidarietà. In occasione dell’anniversario dei moti di Stonewall, numerose città italiane hanno ospitato cortei e manifestazioni legate all’Onda Pride, promossa da Arcigay e da molte altre realtà locali. A Milano, la partecipazione è stata eccezionale: circa 350mila persone sono scese in strada per rivendicare diritti, inclusione e uguaglianza. Altri cortei si sono svolti a Bologna, Bolzano, Sassari, Salerno e oggi è prevista una nuova manifestazione a Ragusa.

In un momento storico segnato da un ritorno di fiamma di ideologie autoritarie e discriminazioni, l’orgoglio mostrato a Budapest e nelle piazze italiane rappresenta un messaggio forte e inequivocabile. Le persone chiedono semplicemente di essere riconosciute, rispettate e libere di esistere.

Il Pride non è solo una festa, ma un atto politico e sociale. E finché ci saranno divieti, repressioni e tentativi di cancellare l’identità delle persone, ci sarà sempre qualcuno pronto a scendere in piazza, a manifestare, a cantare, a lottare. Perché l’amore, la libertà e i diritti non si vietano. Si difendono.

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