Rafforzamento della Difesa: la proposta di istituire una riserva ausiliaria militare divide la politica
Il tema della sicurezza nazionale è tornato con forza al centro del dibattito politico italiano, soprattutto in un momento storico in cui il contesto internazionale appare instabile, con conflitti in atto, tensioni geopolitiche crescenti e nuove minacce ibride che impongono ai governi europei una riflessione seria sulle strategie di difesa. In questo scenario, il governo italiano, sostenuto in particolare dalla Lega, propone l’istituzione di una riserva militare ausiliaria composta da ex militari, pronta a essere impiegata in situazioni di emergenza o in caso di guerra.
Il disegno di legge, che porta la firma del deputato leghista Nino Minardo, presidente della Commissione Difesa alla Camera, sarà discusso a partire dall’8 luglio proprio dalla stessa commissione. L’obiettivo dichiarato è quello di rafforzare la prontezza operativa delle Forze Armate, garantendo una struttura supplementare di supporto composta da riservisti volontari, da attivare in circostanze eccezionali.
Una riserva di 10.000 ex militari italiani
Secondo quanto previsto dalla proposta di legge, la riserva ausiliaria sarà composta da un massimo di 10.000 cittadini italiani che abbiano precedentemente svolto servizio militare come Volontari in ferma iniziale (VFI) o triennale (VFT), oppure che abbiano ricoperto incarichi in servizio permanente. Questi riservisti saranno suddivisi in nuclei regionali, che risponderanno gerarchicamente alle strutture militari designate tramite apposito decreto ministeriale da emanare entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge.
I compiti previsti per questa forza di riserva sono molteplici e riguardano tanto l’ambito della difesa quanto il supporto logistico e il presidio del territorio. In particolare, si prevede il loro impiego nei seguenti casi:
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Durante un conflitto armato
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In gravi crisi internazionali o interne che minacciano la sicurezza dello Stato
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Per la difesa dei confini nazionali
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In attività di supporto logistico e di cooperazione tra civili e militari
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Nel controllo del territorio nazionale in collaborazione con le Forze di polizia
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In situazioni di stato di emergenza nazionale dichiarato, ai sensi del Codice della Protezione Civile
Il ruolo del Parlamento nella mobilitazione
Il disegno di legge stabilisce che la decisione del Governo di mobilitare la riserva ausiliaria debba essere immediatamente trasmessa alle Camere. Il Parlamento sarà tenuto a esaminare la proposta entro 48 ore, autorizzandola o respingendola tramite atti di indirizzo specifici. Nella documentazione inviata, il Governo dovrà indicare chiaramente le finalità della mobilitazione, il numero massimo di riservisti coinvolti e la durata stimata del loro impiego.
Secondo Minardo, questa misura rappresenta una risposta concreta alle esigenze strategiche del Paese ed è il frutto di uno studio comparativo con i modelli adottati da altri Stati europei e della NATO, dove l’utilizzo di riserve militari è prassi consolidata.
La ferma opposizione del Partito Democratico
Tuttavia, non tutti gli schieramenti politici condividono questa visione. Il Partito Democratico ha espresso con decisione la propria contrarietà. Stefano Graziano, capogruppo del PD in Commissione Difesa alla Camera, ha chiarito pubblicamente che il suo partito non sostiene in alcun modo la proposta di legge della Lega.
Graziano ha voluto smentire categoricamente ogni voce che suggerisse una possibile apertura del PD al progetto, evidenziando che si tratta di un’iniziativa profondamente distante dai valori e dalle strategie del suo gruppo parlamentare. “Non c’è alcun appoggio da parte nostra – ha dichiarato – e ogni tentativo di far credere il contrario è strumentale e politicamente scorretto.”
In particolare, il punto più controverso riguarda la possibilità esplicitamente prevista nel testo di utilizzare la riserva in caso di guerra. Una clausola, secondo il PD, inaccettabile in un ordinamento democratico moderno, dove la politica estera e la difesa devono essere guidate dal principio della pace e della cooperazione.
Un dibattito destinato a far discutere
Il confronto parlamentare che inizierà nelle prossime settimane promette di essere acceso. Da un lato, la maggioranza di centrodestra spinge per rafforzare l’apparato militare italiano in un’ottica di maggiore autonomia strategica. Dall’altro, le opposizioni denunciano il rischio di una deriva militarista e chiedono un dibattito più ampio, che coinvolga anche la società civile e le organizzazioni pacifiste.
In un’Italia sempre più chiamata a confrontarsi con sfide globali e minacce interne, il tema della sicurezza diventa cruciale. Ma resta aperta la domanda su quale sia il giusto equilibrio tra preparazione militare e salvaguardia dei principi democratici.