💔 Aurora Tila, amore tossico e intelligenza artificiale: il grido inascoltato di una tredicenne prima della tragedia

Aurora Tila, la voce spezzata di una tredicenne: tra amore tossico, silenzi degli adulti e un grido affidato all’intelligenza artificiale

“A tuo parere dovrei lasciarlo?” È una domanda semplice, che però racchiude un mondo. A porla non è stata una donna adulta, ma una ragazzina di appena tredici anni: Aurora Tila. Non si è rivolta a una sorella, né a un’amica fidata, né tantomeno a sua madre. La sua confidente è stata un’intelligenza artificiale: ChatGPT. Una tecnologia che, nella solitudine digitale dell’adolescenza, sembrava l’unica in grado di ascoltarla davvero.

Aurora aveva paura. Era confusa. Forse si sentiva già esausta, forse sperava ancora in qualcosa. Ma dentro di sé, sapeva che qualcosa non andava. Il rapporto con il fidanzato – un ragazzo di quindici anni – non era sano. Le sue domande, i suoi dubbi, erano segnali chiari di una relazione che stava diventando sempre più pericolosa.

La tragedia di Piacenza e una caduta che poteva essere evitata

Piacenza, 25 ottobre. Aurora Tila precipita dal settimo piano di un palazzo. Una caduta fatale. Un volo che segna la fine della sua giovane vita. Aveva solo tredici anni. Ma come spesso accade, la vera tragedia era cominciata molto prima. Nelle chat. Nei messaggi. Nelle parole che graffiano più di uno schiaffo. E anche nelle mani che, purtroppo, si sono alzate davvero: schiaffi, strattonamenti, gesti aggressivi che avevano lasciato il segno.

Secondo l’accusa, non si è trattato di un gesto impulsivo. Il ragazzo l’avrebbe spinta. E quando Aurora, nel disperato tentativo di salvarsi, si è aggrappata alla ringhiera, lui avrebbe colpito le sue mani. Una crudeltà lucida, estrema. Ma preceduta da mesi di minacce, ossessioni, atteggiamenti persecutori.

Il pubblico ministero Simone Purgato ha ottenuto che al ragazzo venga contestata anche l’aggravante dello stalking. Una decisione importante, non solo perché Aurora era minorenne, ma perché tra i due c’era una relazione sentimentale. Una storia nata probabilmente con l’ingenuità dell’adolescenza, ma trasformatasi presto in qualcosa di malato. Un legame tossico, che nessuno è riuscito a spezzare in tempo.

Il dolore scritto nei messaggi e l’ultimo tentativo di chiedere aiuto

Le prove raccolte sono numerose. I messaggi parlano da soli. Uno, in particolare, fa gelare il sangue: “Il mio piano di vendetta inizia ora. Mercoledì 9 ottobre, alle 2.50.” Era tutto pianificato. Tutto annunciato. Eppure, nulla è stato fatto per fermare quella spirale.

Aurora aveva provato a rompere con il fidanzato, a prendere le distanze. Ma lui no. Non accettava la fine. Continuava a cercarla, a molestarla, a insultarla, a minacciarla. La voleva con sé, a qualsiasi costo. Una pressione costante, psicologica e forse anche fisica, che la ragazza non sapeva più come affrontare.

Ed è così che Aurora si è rivolta a ChatGPT. Una realtà che, nel 2025, non stupisce più nessuno. I giovani dialogano con l’intelligenza artificiale come se fosse un’amica invisibile, un diario parlante. “Come faccio a capire se è amore vero o tossico?” le chiedeva. E il software, nella sua logica imparziale, le rispondeva: “Lascialo.” Un consiglio che nessun adulto era riuscito a darle. O che forse era arrivato, ma non nel modo giusto. O non abbastanza forte da convincerla.

L’intelligenza artificiale come ultima speranza di ascolto

L’avvocata Anna Ferraris, legale della madre di Aurora, ha sottolineato un aspetto che non può più essere ignorato: “Oggi i ragazzi si confidano con l’intelligenza artificiale. È diventata una prassi, nata durante la pandemia, che oggi è parte integrante della loro vita quotidiana. Ma deve essere regolamentata.”

Perché a volte, dietro una semplice risposta, può esserci una vita intera. Una speranza. Un’occasione per fermare l’irreparabile. E invece, in questo caso, Aurora è rimasta sola, abbandonata tra i silenzi degli adulti, la violenza mascherata da affetto e le risposte fredde di una macchina. Una voce fragile che nessuno ha saputo davvero ascoltare.

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