Per la quarta notte consecutiva, la tensione in Medio Oriente ha raggiunto livelli allarmanti: Israele e Iran continuano a scambiarsi attacchi missilistici in una spirale di violenza che sembra fuori controllo. L’ultima notte è stata tra le più drammatiche: i missili lanciati dall’Iran hanno colpito il centro e il nord di Israele, causando gravi distruzioni e provocando diverse vittime, specialmente nella zona di Tel Aviv, dove numerosi edifici residenziali sono stati danneggiati.
Le squadre di soccorso, giunte rapidamente sul posto, hanno parlato di uno scenario di devastazione estesa. I feriti sono oltre 100, di cui almeno due in condizioni critiche, e il bilancio delle vittime si aggrava con il passare delle ore: quattro civili sono stati uccisi nell’area centrale del Paese e un altro ha perso la vita a Bnei Brak. Si tratta di due donne e due uomini anziani, colpiti in pieno dai missili balistici iraniani.
In risposta a questi attacchi, l’aviazione israeliana ha reagito con un’intensa operazione militare su Teheran, colpendo almeno dieci centri di comando della Forza Quds, l’unità d’élite delle Guardie Rivoluzionarie iraniane. Le Forze di Difesa israeliane (IDF) hanno dichiarato che tali centri erano utilizzati per coordinare attentati contro Israele, in particolare tramite gruppi alleati come Hezbollah. Il numero delle vittime iraniane non è ancora stato reso noto, ma le esplosioni registrate in tutto il territorio iraniano confermano la portata dell’offensiva.
Nel frattempo, fonti di Iran International hanno riportato che l’ayatollah Ali Khamenei è stato evacuato e trasferito in un rifugio sotterraneo altamente protetto nel complesso militare di Levizan, a nord-est di Teheran. Con lui si troverebbero anche i familiari più stretti, incluso il figlio Mojtaba Khamenei, figura centrale nella gestione del potere iraniano. Il bunker, dotato di sistemi avanzati di comunicazione e difesa, rappresenta attualmente il fulcro della strategia militare iraniana in questa fase critica del conflitto.
L’Iran ha rivendicato l’attacco della notte come una “risposta coordinata e riuscita”, specificando che gli obiettivi erano infrastrutture sensibili israeliane. Le Guardie Rivoluzionarie hanno annunciato che non si fermeranno e che ulteriori operazioni “più devastanti” sono già in preparazione, promettendo di colpire centri vitali del nemico.
Sul fronte interno iraniano, il presidente Masoud Pezeshkian ha parlato al Parlamento invitando all’unità nazionale. Nel suo discorso ha definito l’offensiva israeliana come un’aggressione “criminale e genocida” e ha esortato tutte le forze politiche del Paese a mettere da parte le divergenze per difendere la patria.
Le ultime dichiarazioni del consigliere per la sicurezza nazionale israeliana, Tzachi Hanegbi, hanno gettato ulteriore preoccupazione sull’intera regione. Hanegbi ha rivelato che l’Iran dispone attualmente di “migliaia di missili balistici”, molto più delle stime precedenti che indicavano un arsenale di 1.500-2.000 unità. “Questa guerra non potrà eliminare in modo definitivo la minaccia iraniana,” ha affermato in un’intervista alla radio militare, lasciando intendere che lo scontro potrebbe prolungarsi.
Nelle ultime ore, i cieli iraniani sono stati nuovamente solcati da jet israeliani. Diverse città – tra cui Isfahan, Ahvaz, Tabriz, Sanandaj, Kermanshah e Bandar Anzali – hanno attivato i propri sistemi di difesa aerea. Esplosioni sono state udite anche nelle periferie di Teheran, in zone come Eslamshahr, Vavan e Shahriar. L’allerta resta altissima, con la popolazione costretta a rifugiarsi nei seminterrati e le autorità impegnate nel tentativo di mantenere l’ordine.
Questa escalation militare tra Israele e Iran rappresenta una delle fasi più delicate e pericolose degli ultimi anni. La prospettiva di una guerra totale non appare più remota, mentre la comunità internazionale osserva con crescente apprensione, nella speranza di un intervento diplomatico che possa porre fine a un conflitto sempre più sanguinoso e destabilizzante.