👉 Chiara Balistreri rompe il silenzio: a processo l’ex fidanzato per stalking e minacce di morte

Per Chiara Balistreri, la fine della relazione sentimentale con Gabriel Costantin non ha rappresentato affatto la fine delle sue paure. Anzi, è stato proprio l’inizio di un incubo che si è protratto nel tempo, fatto di intimidazioni, inseguimenti, minacce e una violenza psicologica continua. La giovane donna, originaria della Sardegna, si è ritrovata improvvisamente al centro di una spirale di terrore, che solo oggi comincia ad avere un epilogo giudiziario. L’11 giugno, infatti, si è aperto ufficialmente il processo per stalking contro il suo ex fidanzato, sotto la guida del giudice Sandro Pecorella.

La vicenda ha avuto una risonanza pubblica significativa grazie al coraggio della stessa Chiara, che ha deciso di non restare in silenzio. In un video pubblicato sui social, la ragazza ha denunciato pubblicamente quanto stava vivendo, mostrando al mondo il volto della paura e della sofferenza. Quel filmato, girato in un momento particolarmente delicato, ha contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica e a dare forza a tante altre donne in situazioni simili.

Il contesto in cui Chiara ha scelto di parlare era quanto mai drammatico. Gabriel Costantin, dopo oltre due anni di irreperibilità tra Germania e Romania, era stato arrestato e posto ai domiciliari. Tuttavia, era riuscito a fuggire nuovamente, alimentando l’angoscia della ragazza. Il video, intriso di dolore e tensione, ha avuto un’eco mediatica straordinaria, rendendo Chiara un simbolo di resistenza per molte vittime di violenza domestica e stalking.

La frase “Ti trovo e ti ammazzo”, una delle tante minacce ricevute da Chiara, è diventata l’emblema della brutalità e dell’ossessione dell’uomo. Proprio per queste parole e per i comportamenti reiterati, il processo contro Gabriel Costantin per atti persecutori è ora in corso. L’uomo ha scelto di accedere al rito abbreviato condizionato, una formula che permette uno sconto di pena in caso di condanna, ma che non nega il riconoscimento della gravità dei fatti.

Chiara Balistreri si è costituita parte civile attraverso il suo legale, l’avvocato Francesco Murru. La prossima udienza, incentrata sulle arringhe finali, è prevista per il 10 novembre. Durante il dibattimento, l’accusa ha ricostruito una lunga serie di comportamenti ossessivi da parte dell’imputato: centinaia di messaggi e video minacciosi, parole cariche di odio, offese pubbliche, e perfino contenuti caricati su TikTok, in cui l’uomo tentava di giustificarsi, proclamandosi vittima e sostenendo di essere costretto a fuggire dal Paese.

Nonostante questi tentativi di autodifesa, la realtà giudiziaria parla chiaro: Gabriel Costantin è già stato condannato in via definitiva a sei anni e tre mesi di carcere per lesioni personali aggravate e maltrattamenti. Attualmente, è detenuto presso il carcere di Ferrara.

Il racconto emerso in aula è agghiacciante. L’avvocato di Chiara ha descritto episodi di una violenza inaudita. In particolare, ha riferito che la sua assistita sarebbe stata colpita con un guinzaglio e che le sarebbe stato rotto il naso durante una delle aggressioni. Se non fosse stato per l’intervento dei genitori dell’aggressore, probabilmente ci si troverebbe di fronte a un altro caso di femminicidio.

Queste parole, pronunciate con forza e determinazione, hanno colpito profondamente chi era presente in aula. Esse raccontano non solo la sofferenza individuale di Chiara, ma anche una realtà collettiva che riguarda molte donne, spesso vittime di uomini che non accettano la fine di una relazione e che trasformano l’amore malato in una persecuzione.

Il caso di Chiara Balistreri è l’ennesima testimonianza di quanto ancora oggi lo stalking rappresenti un’emergenza sociale e culturale nel nostro Paese. Il coraggio della giovane, la sua determinazione nel denunciare e la sua volontà di affrontare un processo pubblico sono un messaggio potente: il silenzio non protegge, parlare può salvare la vita.

La speranza è che il processo si concluda con una sentenza giusta, che riconosca appieno la gravità dei fatti e che restituisca a Chiara – e a tutte le donne come lei – il diritto alla serenità, alla libertà e alla sicurezza.

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