Sembrava una giornata d’estate come tante, di quelle che si vivono spesso sulla riviera romagnola. Il sole alto, il profumo della salsedine, le risate dei bambini che giocano sulla battigia, il brusio delle conversazioni sotto gli ombrelloni. Tutto procedeva in modo tranquillo, sereno, quasi banale. Ma a Riccione, quel giorno, la tranquillità è stata spezzata da una tragedia improvvisa che ha scosso profondamente chiunque fosse presente.
Giangiacomo Giorgi, 51 anni, originario di Bologna, era in spiaggia con le sue due figlie, due bambine di appena 9 e 10 anni. Avevano scelto quel tratto di mare nei pressi del Bagno 88 per trascorrere qualche giorno di vacanza insieme. Un bagno in mare, a pochi metri dalla riva, sembrava un’attività innocua, quasi rituale. Ma qualcosa è andato storto.
All’improvviso, mentre nuotava con le figlie, Giangiacomo ha avuto un cedimento. Il suo corpo si è piegato in avanti, poi è scomparso sott’acqua. Le bimbe, atterrite, hanno cominciato a urlare con tutto il fiato che avevano in gola. Grida disperate, forti, che hanno attirato immediatamente l’attenzione del bagnino di turno.
Senza esitare, il soccorritore si è lanciato in acqua, ha raggiunto il corpo dell’uomo e lo ha portato a riva. Sono partite subito le manovre di rianimazione: massaggi cardiaci, defibrillatore, l’arrivo tempestivo dell’ambulanza e dell’automedica. I soccorritori hanno fatto tutto il possibile. Ci hanno provato con determinazione, ripetutamente. Ma ogni sforzo si è rivelato vano.
Alla fine, il medico ha incrociato lo sguardo dei colleghi, poi ha guardato verso il mare, come a cercare una risposta che non c’era. Infine ha pronunciato la frase che nessuno avrebbe voluto sentire: Giangiacomo Giorgi è morto.
Il tempo, in quel momento, si è fermato. La musica di sottofondo si è interrotta. I turisti presenti in spiaggia sono rimasti immobili, increduli, scioccati. Nessuno trovava le parole. Le due bimbe si sono strette in un abbraccio silenzioso, in un dolore troppo grande per essere compreso alla loro età .
Quello di Giangiacomo è stato un decesso improvviso. Nessun segnale nei giorni precedenti, nessun sintomo che facesse pensare a un malore imminente. Stava bene, appariva in salute. Era lì per rilassarsi, per godersi un momento di felicità con le sue figlie. Invece, il suo cuore si è fermato senza alcun preavviso, senza una spiegazione apparente.
Le prime ipotesi parlano di un arresto cardiaco. Un collasso fulmineo, senza tempo di reazione. Ma per comprendere davvero cosa sia successo, è stata disposta l’autopsia. Sarà l’esame medico-legale a dare – si spera – qualche risposta concreta. La Capitaneria di porto, intervenuta sul posto, ha raccolto testimonianze e fatto tutti i rilievi necessari, ma nulla, al momento, lascia supporre dinamiche diverse da quella di un tragico evento naturale.
Eppure, resta una sensazione di smarrimento, di ingiustizia. Perché non è facile accettare che un padre amorevole, presente, possa morire così, davanti agli occhi delle sue figlie, in un pomeriggio che doveva essere spensierato. Non è facile accettare che la vita possa spezzarsi all’improvviso, nel bel mezzo di un momento di gioia familiare.
La comunità di Riccione è sotto shock. I turisti, i bagnanti, i soccorritori… tutti si portano dentro l’immagine di quel corpo portato a riva, delle urla disperate di due bambine, del silenzio che ha avvolto la spiaggia. Un episodio che lascia il segno, che difficilmente verrà dimenticato.
Giangiacomo Giorgi non era un personaggio famoso, ma la sua morte ha avuto un’eco profonda. Perché ha colpito nel cuore un valore universale: quello della famiglia, dell’amore tra un padre e le sue figlie. E la sua storia, tragica e improvvisa, diventa il simbolo di quanto la vita possa essere fragile, imprevedibile.
Riccione continuerà a essere meta di vacanze, di risate e di tuffi. Ma quella spiaggia, quel Bagno 88, conserverà per sempre la memoria di un uomo che ha lasciato questo mondo in silenzio, lasciando dietro di sé due occhi pieni di lacrime e un dolore che solo il tempo potrà , forse, lenire.