Referendum 2025: fallisce il quorum, bassa affluenza premia Meloni e penalizza le opposizioni

Alle ore 15:00 di lunedì 9 giugno 2025 si sono ufficialmente concluse le votazioni relative ai cinque referendum abrogativi su tematiche legate al lavoro e alla cittadinanza. Il tanto discusso quorum del 50% più uno degli aventi diritto non è stato raggiunto, confermando così un risultato che era già stato anticipato dai dati sull’affluenza della giornata precedente, pari solo al 22,73%.

Nel dettaglio, le percentuali di partecipazione registrate per ciascun quesito alla chiusura dei seggi sono state:

  • Quesito 1 (reintegro per licenziamenti illegittimi): 30,58%
  • Quesito 2 (licenziamenti e limiti all’indennità): 30,58%
  • Quesito 3 (tutela dei contratti a termine): 30,58%
  • Quesito 4 (responsabilità per infortuni sul lavoro): 30,59%
  • Quesito 5 (cittadinanza): 30,59%

Nessuno dei quesiti ha dunque superato il quorum richiesto per la validità del voto. Il dato medio nazionale di partecipazione si attesta poco sopra il 30%, nonostante alcune regioni abbiano mostrato un coinvolgimento più marcato, come la Toscana (39%) e l’Emilia-Romagna (38%). Al contrario, Trentino-Alto Adige, Calabria e Sicilia hanno registrato i tassi più bassi, poco sopra il 20%.

Il governo di Giorgia Meloni esce rafforzato da questo esito, avendo espresso pubblicamente l’invito a non partecipare al voto. La stessa premier si è recata al seggio senza ritirare le schede, manifestando un chiaro disimpegno nei confronti della consultazione.

Alcuni piccoli comuni hanno tuttavia superato il quorum, come Paciano (PG), dove il 51,38% degli aventi diritto ha votato. Anche in provincia di Torino, comuni montani come Massello (62% di affluenza), Pramollo, Rorà e Vidracco hanno mostrato un’elevata partecipazione. A Nuoro, grazie alla coincidenza con le elezioni comunali, il quorum è stato superato con il 59,19%.

In Lombardia, solo due comuni hanno oltrepassato la soglia del 50%: Cernusco sul Naviglio (50,7%) e Villa Biscossi (54,2%). Milano ha registrato l’affluenza più alta tra i capoluoghi lombardi con il 36,8%, mentre Sondrio ha chiuso con il fanalino di coda (21%).

Le reazioni del mondo politico non si sono fatte attendere. Riccardo Magi (+Europa) ha riconosciuto la sconfitta del quorum, ma ha sottolineato il merito di aver riacceso il dibattito sulla cittadinanza. Antonio Tajani (Forza Italia) ha dichiarato che la consultazione è stata un insuccesso per le opposizioni, mentre Matteo Salvini (Lega) ha parlato di una vittoria del governo e di una bocciatura delle proposte ideologiche della sinistra.

Anche Matteo Renzi (Italia Viva) ha sottolineato come i quesiti fossero ancorati al passato e ha invitato il centrosinistra a guardare al futuro. Ignazio La Russa ha accusato alcune forze politiche di aver strumentalizzato la consultazione per motivi personali. Tommaso Foti (Fratelli d’Italia) ha invece criticato i promotori per aver cercato di politicizzare la questione anche sfruttando il contesto internazionale.

Il leader della CGIL, Maurizio Landini, ha riconosciuto la mancata vittoria ma ha ricordato come oltre 14 milioni di italiani abbiano comunque votato, un dato importante da cui ripartire.

Per quanto riguarda i ballottaggi amministrativi in 13 comuni, l’affluenza complessiva ha raggiunto il 51,07%, inferiore al 58,97% del primo turno. Matera, ad esempio, ha superato il quorum con il 56,9% di partecipazione. Anche comuni come Saronno, Ortona, Fiano Romano, Taranto e Triggiano hanno registrato dati tra il 50% e il 58%.

In Sardegna, l’affluenza ha avuto un incremento costante durante la giornata, passando dal 18,38% delle ore 12 al 61,90% alla chiusura.

Il quadro che emerge è quello di un’Italia ancora distante dai meccanismi della democrazia diretta, con una partecipazione diffusa solo in alcune aree e un generale disinteresse nei confronti di consultazioni che, pur toccando temi rilevanti, non hanno saputo catalizzare l’interesse del grande pubblico.

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