Referendum sul lavoro: affluenza al 30%, niente quorum. Schlein e Conte non si arrendono: “Un segnale forte, nonostante tutto”
I cinque referendum abrogativi promossi su temi cruciali come lavoro e cittadinanza non hanno raggiunto il quorum previsto del 50% più uno degli aventi diritto. La partecipazione, infatti, si è fermata attorno al 30%, sancendo così l’invalidità della consultazione popolare. Un esito che rappresenta un duro colpo per le forze promotrici, in particolare per la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein e per il leader della CGIL Maurizio Landini. Entrambi avevano puntato a una soglia simbolica del 40% per dimostrare la forza e la vitalità dell’area progressista, ma anche questo obiettivo è rimasto lontano.
Il governo guidato da Giorgia Meloni, che fin dall’inizio aveva scelto di non sostenere l’iniziativa referendaria e di non promuoverne la partecipazione, ha interpretato il mancato quorum come una conferma del consenso popolare verso la sua linea politica. Tuttavia, le reazioni dall’opposizione non si sono fatte attendere, con parole dure ma determinate, che rivendicano l’importanza di aver mobilitato comunque oltre 14 milioni di cittadini.
Schlein: “Non è una sconfitta, ma un punto di partenza”
Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, ha voluto rimarcare che la differenza tra la sua visione politica e quella della destra al governo risiede proprio nella concezione della partecipazione democratica. “Noi siamo felici che oltre 14 milioni di persone abbiano deciso di esprimersi, mentre loro esultano perché gli altri sono rimasti a casa. Hanno boicottato politicamente e mediaticamente questo voto, ma non c’è nulla da festeggiare: hanno votato più persone per questi referendum di quante ne abbiano votato la Meloni nel 2022”, ha dichiarato.
Pur ammettendo che raggiungere il quorum sarebbe stato complicato, Schlein ha sottolineato che i temi trattati riguardano milioni di lavoratori e lavoratrici, e che la campagna referendaria è stata affrontata con serietà, senza calcoli elettorali o ambiguità. Ha ringraziato pubblicamente chi si è recato alle urne e chi ha contribuito alla mobilitazione, promettendo che il lavoro sui diritti del lavoro e della cittadinanza continuerà in Parlamento.
“La politica che tifa per l’astensione danneggia la democrazia. Noi continueremo la nostra battaglia per migliorare le condizioni materiali di chi è stato dimenticato da questo governo”, ha aggiunto Schlein.
Conte: “Rispetto per chi ha votato. Abbassare il quorum”
Anche Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, è intervenuto per commentare l’esito della consultazione, criticando l’atteggiamento trionfalistico di alcune forze politiche che hanno esultato per il mancato raggiungimento del quorum. Sui suoi canali social ha scritto: “Serve rispetto per i quasi 15 milioni di cittadini che hanno scelto di partecipare e, in particolare, per i 12 milioni che hanno votato sì a maggiori tutele nel mondo del lavoro.”
Conte ha ricordato che le persone che hanno votato a favore lo hanno fatto indipendentemente dall’appartenenza politica, spinti dal desiderio di vedere rafforzate le protezioni contro licenziamenti ingiusti, precarietà cronica e infortuni sul posto di lavoro. “Noi saremo sempre dalla loro parte. E porteremo avanti queste battaglie in Parlamento”, ha affermato con decisione.
Il presidente del M5S ha colto l’occasione per rilanciare una proposta già discussa da tempo: riformare lo strumento del referendum abrogativo. In particolare, ha sottolineato la necessità di rivedere le soglie di validità della consultazione, suggerendo l’abbassamento del quorum in un contesto caratterizzato da crescente astensionismo.
“In un Paese dove gran parte dell’informazione è nelle mani di pochi e dove per mesi milioni di italiani non hanno nemmeno sentito parlare del referendum, serve più democrazia partecipata. Non meno”, ha concluso Conte.
Una riflessione sul futuro della partecipazione democratica
L’esito dei referendum, seppur formalmente un fallimento, lascia aperti spazi di riflessione. Da una parte emerge con chiarezza la disaffezione crescente verso gli strumenti di democrazia diretta, dall’altra, la partecipazione di milioni di cittadini rappresenta un capitale politico e sociale che il campo progressista intende valorizzare.
Elly Schlein e Giuseppe Conte, pur partendo da forze diverse, sembrano condividere una visione comune: trasformare il risultato parziale di questi referendum in una base per costruire un’alternativa concreta. E in un Paese dove l’astensionismo cresce elezione dopo elezione, rilanciare il dibattito sulla partecipazione potrebbe essere il vero nodo politico dei prossimi anni.