Il dibattito politico italiano si infiamma nuovamente, questa volta intorno al tema del Referendum. A dare fuoco alle polveri è Elly Schlein, segretaria del Partito Democratico, che ha lanciato un duro attacco alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, criticandola per la sua possibile scelta di non partecipare al voto referendario. Un gesto che, secondo la leader dem, rappresenterebbe una grave mancanza di rispetto nei confronti del proprio ruolo istituzionale.
Durante un intervento nella trasmissione Porta a Porta, Schlein ha espresso la sua preoccupazione per il clima democratico nel Paese, affermando che “la democrazia non può essere considerata un dato acquisito, ma va continuamente alimentata attraverso la partecipazione attiva dei cittadini e soprattutto dei rappresentanti delle istituzioni”. Secondo la segretaria del PD, a maggior ragione le figure apicali dello Stato, come il presidente del Consiglio, dovrebbero dare l’esempio, recandosi alle urne e dichiarando pubblicamente la propria posizione.
Elly Schlein ha inoltre sottolineato che i quesiti referendari toccano temi estremamente delicati e attuali per la società italiana, come la sicurezza sul lavoro, la precarietà giovanile e la tutela dei diritti. “Sarebbe grave”, ha detto, “se la premier non votasse o non prendesse posizione su questioni che riguardano direttamente le fratture sociali del nostro Paese. Parliamo di precarietà, di sicurezza nei luoghi di lavoro: questioni che non possono e non devono essere ignorate, né da chi governa né da chi si oppone”.
Nel suo discorso, la leader dem ha anche messo in evidenza l’allarmante dato sulle morti sul lavoro, definendole una vera e propria emergenza strutturale. “Tre morti al giorno non sono incidenti, sono un fallimento del sistema che va affrontato con serietà”, ha ribadito. Schlein ha insistito sul fatto che precarietà e insicurezza colpiscono in modo sproporzionato i giovani e le donne, generando un senso diffuso di paura e incertezza per il futuro.
Nel frattempo, sul fronte della maggioranza, Fratelli d’Italia e Forza Italia sembrano aver assunto una posizione netta e condivisa: l’astensione. Fonti interne riferiscono che Fratelli d’Italia avrebbe inviato domenica scorsa una comunicazione riservata ai propri parlamentari con un messaggio chiaro: “Referendum, scegliamo l’astensione”. In questo documento si sostiene che disertare le urne sia una forma di protesta contro una consultazione considerata ideologica e strumentalizzata dalla sinistra.
Anche Forza Italia pare orientata nella stessa direzione. Il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che il suo partito promuove un’astensione consapevole e politica, non dettata da disinteresse, ma come chiara opposizione alla natura del referendum stesso. Intervistato a riguardo, Tajani ha precisato che “non c’è alcun obbligo di andare a votare e volerlo imporre agli altri sarebbe un atteggiamento antidemocratico”. Secondo il vicepremier, la libertà di scegliere se partecipare o meno al voto rappresenta essa stessa un pilastro della democrazia.
Questa presa di posizione ha inevitabilmente scatenato polemiche. Per il Partito Democratico e altri esponenti dell’opposizione, promuovere l’astensione significa svuotare di significato uno strumento costituzionale che dovrebbe invece essere valorizzato. Il voto referendario, infatti, consente ai cittadini di esprimersi direttamente su questioni fondamentali, senza intermediari.
Lo scontro politico si inserisce in un clima già fortemente polarizzato tra maggioranza e opposizione. Il rischio, secondo molti osservatori, è che la disaffezione verso il voto venga ulteriormente amplificata da questo tipo di messaggi contraddittori, generando confusione tra gli elettori e riducendo ulteriormente l’affluenza alle urne.
Elly Schlein ha chiuso il suo intervento con un appello accorato alla partecipazione democratica: “Chi ha ruoli istituzionali ha il dovere morale di essere presente e di indicare la propria posizione. È un gesto di responsabilità verso il Paese, verso le persone che rappresentiamo. Astenersi in un momento come questo non è solo un errore politico, è un segnale sbagliato che rischia di alimentare sfiducia e rassegnazione”.
In attesa del giorno del Referendum, resta alta la tensione tra chi vede nella partecipazione un dovere civico e chi, al contrario, considera l’astensione una legittima espressione di dissenso politico. L’unica certezza, per ora, è che la polemica è destinata a proseguire ancora a lungo.