Scontro alla Camera: Meloni, Schlein e Conte si confrontano su Gaza e Sanità pubblica

Mercoledì 14 maggio, alla Camera dei Deputati, Giorgia Meloni ha partecipato a un acceso question time che ha toccato temi particolarmente sensibili: la situazione a Gaza, il riarmo dell’Europa e la crisi del Servizio Sanitario Nazionale. In particolare, la sanità è stata al centro di un confronto diretto e teso tra la Presidente del Consiglio e Elly Schlein, con un crescendo di accuse reciproche e dichiarazioni forti che hanno infiammato l’Aula.

Ma il momento più carico di tensione si è verificato quando Giuseppe Conte e Angelo Bonelli hanno affrontato la questione del conflitto in Medio Oriente. Bonelli, leader di Alleanza Verdi-Sinistra, ha chiesto chiarimenti sulla posizione del governo italiano rispetto alla proposta avanzata dal premier israeliano Netanyahu di intensificare l’azione militare nella Striscia di Gaza.

Per la prima volta in maniera esplicita, Giorgia Meloni ha preso le distanze dal governo israeliano, affermando che l’Italia non ha condiviso molte delle recenti decisioni e non supporta l’attuale linea militare. Ha ribadito che il dialogo – seppur critico – è l’unica via da perseguire. Tuttavia, ha escluso l’idea di richiamare l’ambasciatore italiano da Tel Aviv.

Durante il suo intervento, Giuseppe Conte ha alzato ulteriormente il livello del dibattito, lanciando un appello all’Aula:
“Siamo nel cuore della democrazia, chiedo a tutti un gesto di umanità. Condanniamo questo massacro di civili, donne, bambini, giornalisti. Alziamoci in piedi.”
Tuttavia, Meloni e la maggioranza sono rimasti seduti, scatenando l’ira del leader del Movimento 5 Stelle.

“Lei non ha mandato per coprire politicamente Netanyahu. Nessuna parola di condanna da parte sua,” ha tuonato Conte, accusando la premier di agire in autonomia e senza rappresentare il sentire degli italiani.

La tensione è proseguita sul tema della sanità pubblica, dove si è acceso un durissimo scontro tra Meloni, Schlein e Conte. Elly Schlein ha criticato con forza l’attuale stato del Servizio Sanitario Nazionale, denunciando la carenza di personale, il ricorso sempre più diffuso ai cosiddetti “gettonisti” e l’aumento delle rinunce alle cure da parte dei cittadini.

“Ci mancano 65mila infermieri e 30mila medici. Il personale è esausto, e ben 40mila dottori sono già emigrati all’estero. La migrazione sanitaria dal Sud al Nord è in crescita. Secondo l’Istat, nel 2023 ben 4 milioni e mezzo di italiani hanno rinunciato a curarsi, 600mila in più rispetto all’anno precedente. Avete ridotto la spesa sanitaria al minimo storico. E il vostro piano assunzioni? Svanito nel nulla,” ha affermato con forza la segretaria del Partito Democratico.

Meloni, visibilmente irritata, ha risposto con tono deciso, accusando Schlein di diffondere falsità a scopo propagandistico:
“Collega Schlein, è difficile confrontarsi con chi mente per propaganda. Ma rispondo con i fatti: il fondo sanitario oggi ha 10 miliardi in più rispetto al 2022, un risultato che il vostro governo non sarebbe stato in grado di ottenere.”

La presidente del Consiglio ha anche rivendicato gli interventi contro il ricorso eccessivo ai medici “a gettone”, sottolineando gli sforzi del suo esecutivo per restituire stabilità e dignità al sistema sanitario. Tuttavia, Schlein ha prontamente replicato:
“Lei parla di sanità, ma non è mai entrata in un ospedale. I medici a gettone ci sono ancora, eccome.”

In mezzo allo scontro, Meloni ha cercato di rilanciare un messaggio istituzionale:
“Non è vero che scarichiamo responsabilità. Anche se la sanità è competenza regionale, il governo sta facendo la sua parte. L’obiettivo è garantire cure rapide ed efficienti per tutti i cittadini. Per riuscirci, serve uno sforzo comune tra Stato e Regioni.”

Il question time si è dunque trasformato in un’arena politica ad alta tensione, dove sanità e politica estera hanno fatto da detonatori di vecchie frizioni. L’intervento finale di Francesco Saverio Romano (Noi Moderati), che ha interrogato Meloni proprio sulle liste d’attesa, ha riportato l’attenzione sulla necessità di cooperazione istituzionale, ma il clima infuocato in Aula ha confermato quanto il dibattito politico italiano sia oggi attraversato da profonde divisioni.

La giornata parlamentare si è chiusa senza accordi concreti, ma con l’evidente consapevolezza che i temi affrontati – Gaza e la sanità – continueranno a rappresentare terreni di scontro nelle prossime settimane, tanto dentro quanto fuori dal Parlamento.

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