đź”´ Il Cremlino rifiuta la tregua di 30 giorni: sanzioni europee in arrivo, Trump valuta incontro a Istanbul

Il Cremlino ha reagito con durezza all’ultimatum lanciato dai leader europei, riuniti a Londra nel formato Weimar Plus, che chiedevano una tregua immediata di 30 giorni nella guerra in Ucraina. Secondo Mosca, le richieste avanzate sono considerate “inaccettabili” e non rispettano la sovranità del paese. Dmitry Peskov, portavoce del presidente Vladimir Putin, ha espresso apertamente il rifiuto, accentuando ulteriormente le già elevate tensioni tra la Russia e l’Occidente.

Durante la conferenza stampa tenutasi ieri, Peskov ha precisato che Mosca non accetterĂ  mai pressioni basate su ultimatum. “Non è un linguaggio che possiamo tollerare, nĂ© un metodo diplomatico che possa portare a risultati positivi”, ha detto il portavoce. Questo scontro verbale avviene in un momento delicato, nel quale la comunitĂ  internazionale cerca disperatamente una soluzione per arrestare il conflitto armato che perdura da oltre due anni.

Intanto, gli Stati Uniti, con la guida di Donald Trump, sembrano voler giocare un ruolo attivo nella ricerca di una possibile mediazione. Trump, infatti, ha espresso ottimismo riguardo ai primi colloqui diretti tra Russia e Ucraina, previsti per il 15 maggio a Istanbul. Sarà la prima volta, dal 2022, che rappresentanti ufficiali delle due nazioni si incontreranno faccia a faccia. L’ex presidente americano ha dichiarato pubblicamente che potrebbe decidere di partecipare personalmente al vertice, includendo una tappa in Turchia nel suo imminente viaggio in Medio Oriente.

Prima della sua partenza per l’Arabia Saudita, Trump ha affermato di ritenere “altamente possibile” la presenza sia di Putin che di Zelensky a Istanbul. Tuttavia, fino ad ora, soltanto il presidente ucraino ha confermato la sua presenza, lanciando indirettamente una sfida a Putin affinché si presenti all’incontro.

Nel frattempo, il fronte europeo si mostra compatto nel condannare la mancata apertura da parte di Mosca. La presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha sottolineato l’importanza di raggiungere “una pace giusta e duratura”, esortando la Russia a rispondere in modo concreto alla proposta di cessate il fuoco. Da Berlino, il tono è ancora più deciso: Stefan Kornelius, portavoce del governo tedesco, ha avvertito che “il tempo sta per scadere” e che, in assenza di segnali positivi, l’Europa è pronta a introdurre una nuova ondata di sanzioni economiche contro il Cremlino.

L’ultimatum europeo scadeva ufficialmente lunedì 12 maggio in tarda serata. Non essendo arrivata alcuna risposta ufficiale da parte russa, né tantomeno un impegno formale per una tregua incondizionata di 30 giorni, è altamente probabile che le sanzioni vengano attivate già nelle prossime ore. Queste misure, secondo fonti diplomatiche, includerebbero nuove restrizioni finanziarie, il congelamento di ulteriori beni legati al governo russo e l’estensione del blocco su prodotti tecnologici.

Mosca, dal canto suo, continua a sostenere la necessità di “negoziati diretti” senza interferenze esterne, ribadendo la propria visione secondo cui solo il dialogo bilaterale con Kiev potrà portare a una soluzione duratura. Peskov ha anche criticato quella che ha definito una visione “superficiale” del conflitto da parte di alcune cancellerie occidentali, accusate di adottare posizioni ideologiche piuttosto che pragmatiche.

In parallelo, cresce la pressione anche sul fronte interno russo, dove la popolazione inizia a sentire con più intensità il peso delle sanzioni già esistenti. L’economia, seppur resiliente in alcune aree, mostra segni di rallentamento, soprattutto nei settori legati all’importazione e all’alta tecnologia. Ciò potrebbe indurre il Cremlino a riconsiderare alcune posizioni in caso di ulteriori misure punitive da parte dell’Occidente.

La giornata del 15 maggio, quindi, si preannuncia cruciale non solo per gli sviluppi del conflitto, ma anche per il futuro assetto geopolitico internazionale. La presenza – o meno – di Putin al tavolo di Istanbul sarà un segnale chiave per comprendere se vi siano spiragli di apertura, o se il muro contro muro continuerà ad essere la strategia dominante. La diplomazia internazionale resta in attesa, consapevole che ogni mossa potrebbe avere ripercussioni profonde sullo scenario globale.

Related Posts