Omicidio di Sara Centelleghe: uccisa con 67 colpi di forbice, la verità dopo sei mesi

Il brutale omicidio di Sara Centelleghe: una giovane vita spezzata a soli 18 anni

Sara Centelleghe avrebbe compiuto 19 anni appena due settimane dopo quel tragico 26 ottobre 2024, se non fosse stata uccisa con estrema violenza nella sua abitazione a Costa Volpino, in provincia di Bergamo. Un crimine che ha scosso profondamente l’opinione pubblica e che ha portato dietro le sbarre un giovane di origini indiane, Jashandeep Singh Badhan, conosciuto come “Deep”.

La ragazza, descritta da tutti come solare, gentile e piena di sogni per il futuro, è stata trovata priva di vita nel proprio letto, vittima di un’aggressione brutale consumata con 67 colpi di forbice, la maggior parte dei quali inferti al volto e alla testa. Un atto di una ferocia inimmaginabile, avvenuto mentre Sara dormiva, indifesa, nella sua stanza.

Una notte di sangue e follia

Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, quella sera Deep aveva un appuntamento con un’amica di Sara, una ragazza di 17 anni, con la quale avrebbe dovuto effettuare uno scambio di droga: cocaina in cambio di hashish. Tuttavia, prima dell’incontro, il ragazzo – sotto l’effetto combinato di cocaina, eroina e cortisone – sarebbe salito nell’appartamento di Sara.

Una volta entrato in casa, probabilmente con l’intento di rubare qualcosa, è stato sorpreso dalla stessa Sara, che si è svegliata trovandoselo davanti. A quel punto, l’uomo avrebbe reagito in modo violentissimo, colpendola ripetutamente con un paio di forbici trovate in casa, fino a provocarle la morte. Subito dopo l’aggressione, Deep sarebbe fuggito nel suo appartamento, situato nelle vicinanze.

L’amica di Sara, che lo attendeva da oltre mezz’ora, ha provato a contattarlo telefonicamente. Lui, per giustificare l’assenza, le ha mentito, affermando che i genitori si erano accorti di tutto e che non era più riuscito a uscire. La giovane, insospettita e preoccupata, è quindi rientrata a casa della vittima e lì ha fatto la tragica scoperta: Sara giaceva senza vita nel suo letto, coperta di sangue.

La confessione dopo sei mesi di silenzio

Dopo sei mesi di carcere e silenzio assoluto, Jashandeep Badhan ha deciso di rompere il silenzio e raccontare ciò che è accaduto quella notte. Assistito dal suo avvocato, Roberto Grittini, ha chiesto di parlare con il pubblico ministero Gianpiero Golluccio, titolare dell’inchiesta. La sua confessione è arrivata a seguito della chiusura delle indagini preliminari e ha confermato in gran parte la ricostruzione fatta dagli investigatori.

Durante l’interrogatorio nel carcere di Pavia, il giovane ha attribuito la sua furia omicida all’effetto delle sostanze stupefacenti assunte quella notte, tentando così di scaricare la responsabilità sull’alterazione mentale causata dalla droga. Tuttavia, secondo la procura, la brutalità dell’aggressione – 67 colpi di forbice, molti dei quali al volto – lascia intendere un’intenzionalità ben più profonda, e non sembra che questa ammissione possa portare a una diminuzione delle aggravanti, in particolare quella legata alla crudeltà.

Il dibattito sulle aggravanti e il confronto con altri casi

La questione della crudeltà sta assumendo un ruolo centrale nel dibattito giuridico e mediatico. Dopo la recente sentenza sul caso Turetta, anche questo omicidio riaccende l’attenzione su quanto sia complesso stabilire i confini tra un raptus e una volontà lucida di infierire. Nel caso di Sara, gli inquirenti sembrano convinti che l’azione sia stata non solo volontaria, ma anche deliberatamente crudele.

Il dolore per la perdita di Sara è ancora vivissimo nella comunità di Costa Volpino. I suoi familiari, distrutti dalla tragedia, cercano giustizia per una ragazza che aveva tutta la vita davanti e che è stata strappata con violenza all’affetto dei suoi cari. La speranza ora è che il processo possa fare piena luce sull’accaduto e che venga riconosciuta la gravità di un gesto tanto disumano.

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