Il Consiglio dei Ministri, guidato da Giorgia Meloni, ha approvato ufficialmente il decreto Sicurezza, trasformando il precedente Disegno di Legge Sicurezza in un decreto-legge, bypassando così lo stallo parlamentare. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, le nuove misure entreranno immediatamente in vigore, anche se il Parlamento avrà sessanta giorni per convertirle in legge.
L’annuncio della premier Giorgia Meloni
Durante la riunione del Consiglio dei Ministri, la premier Giorgia Meloni ha definito il provvedimento “molto importante”, sottolineando come molte delle norme inserite rispondano alle richieste dei cittadini italiani. In particolare, ha evidenziato l’aumento delle pene per chi aggredisce o minaccia le forze dell’ordine, il rafforzamento delle misure contro le occupazioni abusive e lo snellimento delle procedure di sgombero. Inoltre, il decreto introduce misure più severe contro le truffe ai danni degli anziani e istituisce un nuovo reato per chi causa rivolte nelle carceri o blocca strade e ferrovie.
Secondo Meloni, “sono norme che non potevamo più rinviare” e servono a garantire maggiori tutele per “i nostri uomini e donne in divisa”.
Proteste e scontri a Roma
Non sono però mancate le reazioni. A Roma, in piazza del Pantheon, un gruppo di studenti e attivisti della rete “No Ddl Sicurezza” ha protestato contro l’approvazione del decreto, proprio mentre il Consiglio dei Ministri era riunito. La tensione è salita quando alcuni manifestanti hanno cercato di forzare il blocco delle forze dell’ordine verso Palazzo Chigi, scandendo slogan come “Corteo, corteo”. La situazione è degenerata con un lancio di bottiglie da parte dei manifestanti. Alla protesta hanno preso parte anche esponenti del Partito Democratico (PD) e del Movimento 5 Stelle (M5S).
Le principali modifiche nel decreto Sicurezza
Il testo definitivo del decreto Sicurezza ha subito sei modifiche rispetto alla versione iniziale, molte delle quali sollecitate anche dal Quirinale. Una delle più rilevanti riguarda la collaborazione obbligatoria degli enti pubblici con i servizi segreti, anche in deroga alle norme sulla privacy. Ora questa collaborazione è diventata facoltativa e dovrà rispettare le regole sulla riservatezza dei dati personali.
Un’altra modifica importante è quella che riguarda le rivolte in carcere. Nella prima stesura, anche la semplice resistenza passiva da parte dei detenuti era considerata reato di rivolta. Con la nuova versione, sarà punibile solo chi disobbedisce agli ordini impartiti per garantire l’ordine e la sicurezza. Tuttavia, anche chi non causa danni materiali potrà essere condannato, se non segue le direttive. Questa norma si applica anche ai Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), ma non nei centri di accoglienza, dove il reato di rivolta non esiste.
Una terza modifica riguarda le proteste contro le opere pubbliche. Nella nuova versione, il reato non si applica a tutte le opere pubbliche, ma soltanto a quelle considerate essenziali per il trasporto, le telecomunicazioni, l’energia o altri servizi pubblici fondamentali.
Novità per migranti e pubblico ufficiale
Il decreto introduce anche nuove norme in materia di comunicazioni per i migranti: per ottenere una scheda SIM, sarà sufficiente presentare un passaporto o un documento di identità valido come la carta d’identità.
Per quanto riguarda i reati contro i pubblici ufficiali, la precedente proposta prevedeva che le circostanze aggravanti prevalessero sempre su quelle attenuanti, escludendo così qualsiasi valutazione individuale. Questa formulazione è stata modificata per garantire che i giudici possano comunque tenere conto delle attenuanti, in linea con i principi di equità del diritto penale.
Detenzione per le madri e produzione di cannabis light
Un punto molto discusso riguarda le donne incinte o con figli di età inferiore a un anno. Il decreto prevede che non sia più obbligatorio escludere la detenzione in carcere, ma lascia questa decisione al giudice. Tuttavia, per le madri detenute viene previsto il trasferimento in Istituti di custodia attenuata, strutture più adatte a garantire il benessere dei bambini.
Infine, sul tema della cannabis light, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha chiarito che è stata autorizzata la produzione agricola di semi destinati a usi legali, nel rispetto dei limiti di contaminazione stabiliti dal Ministero della Salute. Non si tratta quindi di una liberalizzazione, ma di una regolamentazione più precisa e circoscritta.
Il decreto Sicurezza rappresenta un passo deciso del governo Meloni verso una linea più rigida in tema di ordine pubblico, sicurezza e contrasto alla criminalità. Tuttavia, le polemiche e le divisioni politiche indicano che il dibattito parlamentare sarà ancora molto acceso nei prossimi mesi.