Vittorio Sgarbi ricoverato per depressione: la visita del presidente del Senato commuove l’Italia

Vittorio Sgarbi ricoverato per depressione: la visita a sorpresa del presidente del Senato La Russa

Dal 24 marzo scorso, il celebre critico d’arte Vittorio Sgarbi è ricoverato presso il Policlinico Gemelli di Roma a causa di una grave forma di depressione. Una notizia che ha colpito l’opinione pubblica italiana, non solo per il ruolo influente di Sgarbi nel panorama culturale, ma anche per il coraggio con cui ha deciso di rendere pubblica la sua sofferenza. È stato infatti lo stesso Sgarbi, in un’intervista rilasciata all’inserto Robinson del quotidiano La Repubblica, ad ammettere il proprio stato di salute, rivelando quanto questa condizione lo abbia profondamente segnato sia fisicamente che psicologicamente.

Nel corso dell’intervista, il critico d’arte ha raccontato con franchezza i segnali e i sintomi che lo hanno portato al ricovero. “Ho perso parecchi chili, faccio fatica a fare tutto”, ha confessato, aggiungendo che anche le attività quotidiane più semplici sono diventate per lui impegnative. “Riesco a tratti ancora a lavorare. Ho sempre dormito poco, ora passo molto tempo a letto. E poi vedo male: per uno storico dell’arte non è il massimo”. Parole che descrivono un uomo lucido, consapevole delle proprie difficoltà, ma anche determinato a non arrendersi.

Sgarbi ha poi spiegato di non aver mai provato nulla di simile prima: “Mi sembra un treno che si è fermato a una stazione sconosciuta”, ha dichiarato. Un’immagine poetica ma profondamente triste, che ben rende l’idea dello smarrimento che può accompagnare chi si trova ad affrontare una malattia mentale, ancora troppo spesso sottovalutata. Il critico ha inoltre sottolineato come il suo approccio alla depressione non sia stato quello della fuga o del rifiuto, ma piuttosto di una riflessione interiore, definendola una “meditazione dolorosa su quello che ho fatto e sul destino che mi attende”.

Nonostante la malattia, Vittorio Sgarbi continua ad affrontare la situazione con la forza che da sempre lo contraddistingue. La sua decisione di parlare pubblicamente del proprio stato rappresenta un atto di grande dignità e coraggio, che potrebbe contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema ancora considerato un tabù, soprattutto quando colpisce personaggi noti e rispettati.

Nel frattempo, la vicenda ha suscitato numerose reazioni anche nel mondo politico e istituzionale. Proprio oggi, infatti, Sgarbi ha ricevuto una visita del tutto inaspettata: quella del presidente del Senato Ignazio La Russa. La notizia è stata confermata da fonti vicine a Palazzo Madama, sottolineando la volontà del presidente di dimostrare la propria vicinanza personale e istituzionale a Sgarbi in un momento tanto delicato.

La presenza di La Russa al Policlinico Gemelli non è passata inosservata. È raro, infatti, che un presidente del Senato si rechi in visita privata presso una struttura ospedaliera, e ciò conferma quanto forte sia il legame umano e politico tra i due. La visita assume inoltre un valore simbolico importante: un gesto che va oltre i ruoli istituzionali, per ricordare che anche chi ricopre cariche di prestigio può attraversare momenti di grande fragilità.

Il sostegno di figure pubbliche e politiche può rappresentare un aiuto concreto per chi affronta la depressione, una patologia che, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, colpisce milioni di persone nel mondo. Il caso di Sgarbi dimostra che nessuno è immune, nemmeno chi ha sempre mostrato forza e spirito combattivo.

Mentre prosegue il ricovero e le cure necessarie, il mondo della cultura e dell’arte italiana si stringe attorno a Vittorio Sgarbi. In molti auspicano una pronta ripresa del critico, la cui voce e passione sono sempre state un punto di riferimento per l’intero Paese. E chissà che proprio da questa difficile esperienza non possa nascere un nuovo impegno da parte di Sgarbi stesso per promuovere la consapevolezza sulla salute mentale.

Per ora, ciò che conta è che Sgarbi non è solo. Accanto a lui ci sono medici, amici, colleghi e ora anche le istituzioni. Un messaggio di solidarietà forte, che può fare la differenza. Perché la depressione non è una condanna, ma una battaglia che si può combattere – e vincere – anche con il sostegno delle persone giuste.

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