Diecimila persone. È il numero iniziale che si diffonde tra i vicoli animati di Trapani, un dato che arriva direttamente dalla questura e che ben rappresenta l’impatto emotivo e civile della XXX Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Ma quel numero, col passare delle ore, sembra moltiplicarsi. L’associazione Libera, fondata da don Luigi Ciotti, parla addirittura di 50.000 partecipanti, provenienti da ogni parte d’Italia, uniti da un unico desiderio: non dimenticare e continuare a lottare.
Trapani, per un giorno, si è trasformata nel cuore pulsante dell’Italia che resiste. Un’Italia che non si piega, che ricorda e agisce. Le strade del centro storico sono diventate un lungo corteo di dignità e speranza. Volti giovani e meno giovani, famiglie, studenti, attivisti, tutti uniti in un cammino silenzioso ma potente, culminato in piazza Vittorio Emanuele, dove è stato allestito un palco sobrio, ma carico di significato.
A prendere la parola, due figure simbolo della lotta contro le mafie: Pietro Grasso, ex procuratore nazionale antimafia ed ex presidente del Senato, e Federico Cafiero De Raho, anch’egli ex procuratore e profondo conoscitore delle dinamiche mafiose. Le loro parole, dense di esperienza e passione civile, hanno scosso la piazza, rafforzando il legame tra memoria e azione.
Ma il momento più emozionante arriva con la lettura dei nomi. I nomi delle vittime innocenti delle mafie. Un lungo elenco, doloroso e commovente. Ogni nome una vita spezzata, un sogno interrotto, una famiglia segnata per sempre. Oltre 500 familiari erano presenti in piazza, molti dei quali con gli occhi lucidi e il cuore gonfio di ricordi. Alcuni nomi risuonano più forti, noti a tutti; altri meno conosciuti, ma non per questo meno importanti. È proprio in questa coralità che si percepisce l’enormità del sacrificio collettivo.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato un messaggio toccante che è stato letto dal palco. Le sue parole, misurate ma potenti, hanno colpito nel segno: “Il 21 marzo non è soltanto una data. È un impegno. È un giorno solenne di ricordo e di impegno civile.” Il Capo dello Stato ha ribadito con fermezza che la mafia può essere sconfitta. Ma perché questo accada, ha detto, è necessario che ognuno faccia la propria parte, senza paura, con coraggio e costanza. Ha invitato tutti a non cedere alle zone grigie della complicità, a non voltarsi dall’altra parte.
Anche la premier Giorgia Meloni ha voluto partecipare, seppur a distanza, condividendo un messaggio sui suoi canali social: “Le mafie sono un nemico dichiarato della nostra democrazia.” Un’affermazione netta, seguita da un’esortazione all’azione concreta: ricordare le vittime significa impegnarsi quotidianamente per una giustizia più forte, per una libertà inviolabile, per un’Italia che non tollera più ambiguità.
In mezzo alla folla, tra cartelli, bandiere, volti assorti e voci rotte dall’emozione, si percepisce che il ricordo delle vittime non è un semplice esercizio di memoria. È molto di più. È un atto di resistenza, un gesto collettivo che rinnova l’impegno verso un futuro diverso. In questo angolo di Sicilia, si alza forte un grido silenzioso che dice: “Mai più.”
La Giornata della Memoria e dell’Impegno non è solo una commemorazione. È un seme che continua a germogliare. E Trapani, oggi, lo ha dimostrato con forza. Cinquantamila anime hanno camminato insieme, e quel passo comune ha lasciato un segno. Non solo sulla pietra delle strade del centro storico, ma nella coscienza di un Paese intero.