Draghi Europa
Mario Draghi scuote il Parlamento europeo: “Fate qualcosa, qualsiasi cosa”
Con un discorso incisivo e senza mezzi termini, Mario Draghi ha lanciato un monito all’Unione Europea, accusandola di essere paralizzata dai veti incrociati e dai limiti autoimposti. L’ex presidente della Banca Centrale Europea ha dipinto un quadro preoccupante di un’Europa ferma, incapace di adattarsi ai cambiamenti globali che avanzano rapidamente.

“L’Europa rischia di rimanere sola: serve un’Unione più forte”
Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe rendere il contesto ancora più complesso per l’Europa? Secondo Draghi, il rischio che l’UE rimanga isolata sta crescendo. La soluzione? “L’Europa deve comportarsi come uno Stato unico”, ha sottolineato, indicando la necessità di superare i continui ostacoli che impediscono il progresso dell’Unione.
L’ex premier italiano ha criticato con forza l’immobilismo europeo: “Non possiamo continuare a dire no al debito pubblico, no al completamento del Mercato unico, no alla creazione dell’Unione del mercato dei capitali. Dire sempre di no significa ammettere la nostra incapacità di difendere i valori fondamentali su cui si basa l’Unione Europea”.
La sfida del tempo e la necessità di un’Europa più autonoma
Il tempo stringe, e mentre l’economia europea ristagna, il resto del mondo avanza. Draghi ha avvertito che, con un possibile ritorno di Trump alla presidenza degli Stati Uniti, l’Europa potrebbe trovarsi “sola a garantire la sicurezza in Ucraina e nel continente”, rendendo ancora più urgente un approccio unitario alla difesa comune.
Secondo l’ex governatore della BCE, l’attuale configurazione dell’UE la rende vulnerabile alle sfide geopolitiche: “Non possiamo più contare sugli Stati Uniti come abbiamo fatto in passato. Serve una strategia chiara e condivisa per rafforzare la nostra sicurezza e la nostra economia”.
Investire 800 miliardi per rilanciare la competitività europea
Uno dei nodi centrali rimane il finanziamento: secondo Draghi, l’Europa deve mobilitare almeno 800 miliardi di euro all’anno per rilanciare la sua competitività. La recente “Bussola per la competitività” della Commissione rappresenta un passo avanti, ma non è sufficiente. Draghi insiste sulla necessità di misure più audaci, come l’emissione di debito comune, una proposta che incontra però forti resistenze da parte dei cosiddetti Paesi “frugali” del Nord Europa.
“Non abbiamo alternative”, ha ammonito Draghi. “L’era confortevole in cui abbiamo vissuto è finita”. La difesa europea rimane vulnerabile di fronte all’aggressività russa, mentre si profilano nuove sfide nei rapporti con la Cina e potenziali guerre commerciali con gli Stati Uniti.
Le priorità strategiche per il futuro dell’Europa
Tra le priorità indicate da Draghi vi è la necessità di ridurre i costi energetici, una sfida cruciale per il futuro dell’industria europea. “Il consumo energetico triplicherà entro il 2030”, ha avvertito, sottolineando l’urgenza di una strategia efficace per garantire la sostenibilità e la competitività del continente.
Ha inoltre criticato l’eliminazione delle auto a benzina senza un adeguato piano per lo sviluppo delle infrastrutture di ricarica per i veicoli elettrici, definendola una mossa affrettata che rischia di creare più problemi di quanti ne risolva.
Alcune delle indicazioni fornite da Draghi potrebbero essere integrate nel prossimo “Clean Industrial Deal” della Commissione Europea, che mira a ridurre le imposte energetiche e a disaccoppiare il prezzo dell’elettricità dal costo del gas. Tuttavia, i fondi previsti – circa 480 miliardi di euro all’anno – sono già stati stanziati nel bilancio UE e non rappresentano nuove risorse.
Il messaggio di Draghi è chiaro: l’Europa deve abbandonare la sua inerzia e agire con decisione prima che sia troppo tardi.