Neonato trovato morto nella culla termica a Bari: proseguono gli accertamenti tecnici sulle cause del decesso
Le indagini sul tragico decesso del neonato trovato morto il 2 gennaio nella culla termica situata nella chiesa San Giovanni Battista di Bari continuano a ritmo serrato. I tecnici incaricati dalla Procura stanno concentrando la loro attenzione sulle apparecchiature, in particolare sul climatizzatore presente nella stanza, ritenuto potenzialmente responsabile del malfunzionamento che avrebbe contribuito alla morte del piccolo.
Climatizzatore sotto accusa: emissione di aria fredda invece di calore
Uno degli aspetti centrali delle indagini riguarda il climatizzatore che, progettato per riscaldare l’ambiente, avrebbe invece emesso aria fredda. Le prime ipotesi suggeriscono che la causa principale possa essere una mancata ricarica del dispositivo. Secondo quanto riportato, il climatizzatore dovrebbe regolare automaticamente la temperatura dell’aria in base alle condizioni esterne. Tuttavia, se non ricaricato correttamente, il sistema potrebbe non funzionare adeguatamente.
Il procuratore aggiunto Ciro Angelillis e la pm Angela Morea, che guidano le indagini, stanno considerando l’ipotesi che il climatizzatore, nonostante fosse attivato al rilevamento del movimento nella stanza, abbia emesso aria fredda invece di calda. Un dettaglio emerso dai primi controlli tecnici indica che l’apparecchio presentava una perdita significativa di gas refrigerante, con una pressione nettamente inferiore rispetto a quella necessaria per garantire un funzionamento corretto.
Problemi rilevati nella culla termica
Oltre al climatizzatore, le verifiche si sono concentrate anche sulla culla termica in cui è stato trovato il neonato. Dai risultati della consulenza tecnica disposta dalla Procura, è stato identificato un malfunzionamento nel materassino della culla e nei sensori integrati. Questi dispositivi, progettati per rilevare la presenza del bambino e attivare eventuali allarmi, non avrebbero funzionato correttamente.
Secondo gli esperti, il tappetino della culla non era in grado di registrare la presenza del piccolo, impedendo così l’attivazione dell’allarme. Tuttavia, è stato confermato che l’alimentatore della culla e il sistema di allarme erano funzionanti e che, stimolati manualmente, hanno correttamente inviato una chiamata al cellulare del parroco don Antonio Ruccia, unico contatto associato al sistema.
Autopsia e cause del decesso
Dall’autopsia è emerso che il decesso del neonato è attribuibile a ipotermia, probabilmente causata dall’ambiente troppo freddo nella stanza dove si trovava la culla termica. Questo elemento rafforza l’ipotesi che il malfunzionamento del climatizzatore e dei sensori della culla possa aver avuto un ruolo determinante nella tragedia.
Indagini in corso: responsabilità e accuse
La Procura ha aperto un’indagine per omicidio colposo, iscrivendo nel registro degli indagati il parroco don Antonio Ruccia e Vincenzo Nanocchio, il tecnico che aveva installato la culla nel 2014 e che il 14 dicembre scorso aveva sostituito l’alimentatore della stessa a seguito di alcuni blackout.
Oltre a queste accuse, continuano le indagini per abbandono di minori contro ignoti, poiché resta ancora da chiarire come il neonato sia stato lasciato in quella condizione senza che nessuno si accorgesse tempestivamente del pericolo.
Un dramma che scuote la comunità
Il caso ha suscitato profondo dolore e indignazione nella comunità di Bari e non solo. La culla termica, pensata come strumento per offrire una possibilità di salvezza a neonati abbandonati, si è trasformata in teatro di una tragedia. Questo episodio solleva interrogativi non solo sulla manutenzione degli strumenti tecnici, ma anche sull’efficacia del sistema di monitoraggio e sull’eventuale mancanza di supervisione.
Verso una revisione delle procedure di sicurezza
In risposta all’accaduto, esperti e autorità stanno valutando l’adozione di misure più stringenti per garantire il corretto funzionamento delle culle termiche e delle relative apparecchiature. Tra le possibili soluzioni, si ipotizzano controlli periodici obbligatori e un miglioramento dei sistemi di monitoraggio per evitare che incidenti simili possano ripetersi.
Il parroco don Antonio Ruccia, visibilmente provato dalla vicenda, ha espresso il suo profondo dolore e ha assicurato la sua collaborazione alle indagini, dichiarando di essere intenzionato a fare chiarezza su quanto accaduto.
Conclusione
Mentre le indagini proseguono, il caso del neonato trovato morto nella chiesa di Bari rappresenta un monito sull’importanza della manutenzione e della supervisione costante di apparecchiature delicate come le culle termiche. Questo tragico evento deve spingere tutti, dalle istituzioni agli operatori locali, a garantire che simili dispositivi funzionino sempre correttamente, proteggendo i più vulnerabili.