La nuova identità del Pentagono: nasce il Dipartimento della Guerra negli Stati Uniti
Negli Stati Uniti si è consumata una svolta senza precedenti: a partire da settembre, il Pentagono ha cambiato nome e identità, diventando ufficialmente il Dipartimento della Guerra. Una decisione che non è soltanto simbolica ma che riflette una nuova visione strategica e culturale per le forze armate americane. Alla guida di questa trasformazione c’è il segretario Pete Hegseth, che fin dal suo insediamento ha chiarito i punti centrali del suo mandato.
In un incontro a Quantico, in Virginia, centinaia di generali e ammiragli sono stati convocati per ascoltare direttamente dalle massime autorità militari e politiche gli indirizzi della nuova linea. L’appuntamento ha assunto i contorni di un momento spartiacque, in cui la vecchia concezione di difesa ha lasciato spazio a un approccio dichiaratamente più aggressivo e diretto.
Trump e la strategia di deterrenza
Durante l’incontro, anche Donald Trump ha preso la parola, ribadendo con forza il ruolo guida degli Stati Uniti nello scacchiere internazionale. Il presidente ha sottolineato che l’aumento della spesa militare da parte dei Paesi membri della Nato e degli alleati in Asia e Medio Oriente rappresenta un elemento fondamentale per garantire la pace, poiché “renderà molto meno probabile qualsiasi conflitto”.
Trump ha però avvertito del rischio di minacce interne, paragonandole a un attacco esterno ma definendole “ancora più insidiose, perché gli aggressori non indossano uniformi”. Il messaggio è stato chiaro: il pericolo non arriva soltanto da potenze straniere, ma anche da dinamiche interne difficili da individuare.
Il presidente ha inoltre voluto rassicurare i militari dichiarando: “Fate affidamento su di me per non andare in guerra”. Tuttavia, ha subito precisato che, se la sicurezza nazionale lo richiederà, gli Stati Uniti agiranno senza lasciarsi frenare da quello che ha definito “politicamente corretto”, ponendo sempre al centro la difesa della libertà americana.
Le preoccupazioni dei vertici militari
Non tutti i vertici delle forze armate hanno accolto con entusiasmo la nuova impostazione. Alcuni generali e ammiragli hanno espresso preoccupazioni, giudicando la strategia proposta miope e poco adatta a rispondere alle sfide globali più complesse, come il rafforzamento della Cina o le tensioni in Europa e in Africa.
Malgrado queste riserve, sia Hegseth sia Trump hanno insistito sulla necessità di un cambiamento radicale. L’obiettivo dichiarato è una trasformazione culturale delle forze armate, fondata su disciplina, merito e prontezza al combattimento, valori che – secondo i promotori – devono sostituire decenni di compromessi e approcci ritenuti troppo deboli.
L’inquietante discorso di Hegseth
Il segretario della Guerra non ha lasciato spazio a interpretazioni: “Benvenuti al Dipartimento della Guerra, perché l’era del Dipartimento della Difesa è finita”, ha detto con tono deciso.
Nel suo discorso, Hegseth ha criticato aspramente la gestione delle forze armate negli ultimi decenni, attribuendo il calo di efficienza a “politici stolti e sconsiderati”. Ha annunciato la fine del “politicamente corretto” e ha chiesto rigore assoluto nella selezione e nella preparazione dei militari. In particolare, ha stigmatizzato l’immagine di generali e ammiragli in sovrappeso, sostenendo che vedere ufficiali con scarsa forma fisica “è un pessimo segnale per la credibilità e l’autorità delle nostre forze armate”.
Standard di genere e disciplina militare
Uno dei temi affrontati da Hegseth è stato quello del genere. Il segretario ha chiarito che le donne non verranno escluse dal servizio militare, ma ha ribadito che gli standard fisici devono essere identici per tutti. “Le nostre donne militari sono le migliori del mondo – ha dichiarato – ma quando un incarico richiede forza fisica per il combattimento, i criteri devono rimanere alti e uguali per uomini e donne. Se le donne li raggiungono, eccellente. Se non ci riescono, significa che non si qualificano per un ruolo di combattimento”.
Parallelamente, Hegseth ha manifestato l’intenzione di porre fine a concessioni estetiche come barbe, capelli lunghi o espressioni individuali considerate superflue. L’uniformità, la disciplina e l’immagine rigorosa diventeranno parte integrante della nuova identità delle forze armate. La sua visione, ha spiegato, sarà fondata su “buon senso, massima letalità e autorità per i combattenti”.
Una svolta culturale e politica
La nascita del Dipartimento della Guerra non è soltanto un cambio di denominazione, ma rappresenta una vera e propria dichiarazione politica. Con questa scelta, l’amministrazione americana vuole trasmettere un messaggio di fermezza e determinazione, sia agli alleati sia agli avversari.
Il dibattito rimane acceso: da un lato, chi vede in questa svolta un necessario rafforzamento delle forze armate in un contesto globale instabile; dall’altro, chi teme che il ritorno a una retorica così dura possa isolare gli Stati Uniti e compromettere l’equilibrio internazionale. In ogni caso, la nuova identità del Pentagono segna un punto di non ritorno, destinato a influenzare le dinamiche geopolitiche dei prossimi anni.