La Flotilla per Gaza entra nella zona ad alto rischio: tensioni, appelli e solidarietà
La Global Sumud Flotilla, composta da imbarcazioni civili con a bordo attivisti internazionali, ha annunciato nelle ultime ore di aver superato la linea considerata ad alto rischio nel Mediterraneo orientale. L’obiettivo della missione è quello di portare aiuti umanitari alla popolazione della Striscia di Gaza, ma la traversata si sta rivelando sempre più complessa e pericolosa. La flotta, infatti, si trova ora in un’area sotto stretto monitoraggio da parte delle forze navali israeliane, dove le probabilità di intercettazioni, incidenti o attacchi sono elevate.
Durante la navigazione, le prime difficoltà non hanno tardato a manifestarsi: gli attivisti hanno denunciato il danneggiamento dei sistemi di comunicazione di bordo, conseguenza – secondo quanto riferito – di manovre ravvicinate e aggressive compiute da una nave militare israeliana. Due delle imbarcazioni principali, l’ALMA e la SIRIUS, avrebbero subito problemi tecnici proprio a seguito di queste azioni, ma fortunatamente nessun membro dell’equipaggio ha riportato ferite. Nonostante i guasti, la missione prosegue, e gli attivisti ribadiscono l’intenzione di non fermarsi fino a raggiungere la costa di Gaza.
Parallelamente, si segnala un aumento dell’attività dei droni nella zona, con sorvoli ripetuti e movimenti sospetti di imbarcazioni non identificate, poi allontanatesi in seguito all’attivazione dei protocolli di sicurezza messi in atto dalla Flotilla. La tensione è dunque massima, poiché questo tratto di mare è già stato teatro in passato di intercettazioni violente e di sequestri da parte della Marina israeliana.
Sul piano politico, le reazioni non si sono fatte attendere. La presidente del Consiglio italiano, Giorgia Meloni, ha dichiarato che la prosecuzione del viaggio potrebbe compromettere gli equilibri delicati del piano di pace promosso dagli Stati Uniti, invitando alla prudenza. Una posizione che ha suscitato la replica immediata della delegazione italiana del Global Movement to Gaza: secondo gli attivisti, la vera minaccia alla stabilità della regione non è rappresentata da una missione civile e disarmata, ma dall’assedio prolungato che soffoca la popolazione palestinese. Hanno inoltre denunciato una violazione del diritto internazionale e definito “neocoloniale” la strategia di chi ostacola un’iniziativa umanitaria che mira esclusivamente a rompere l’isolamento di Gaza.
Nel frattempo, la Marina Militare Italiana ha fatto sapere, tramite la fregata Alpino, di aver emesso un ultimo avviso alle imbarcazioni della Flotilla. Il messaggio, giunto via radio, ribadiva che la nave italiana non avrebbe potuto superare il limite delle 150 miglia nautiche dalla costa, segnando così il termine operativo della propria missione di monitoraggio e supporto a distanza.
Secondo quanto riportano i media israeliani, la Marina e l’unità speciale Shayetet 13 sarebbero già pronte a intervenire per bloccare la Flotilla e scortare gli attivisti nel porto di Ashdod. Uno scenario che riproporrebbe dinamiche già viste in passato, quando iniziative simili furono interrotte con modalità controverse e spesso criticate dalla comunità internazionale.
Anche la situazione interna a Gaza contribuisce a rendere la cornice più complessa. L’esercito israeliano, tramite il portavoce Avichay Adraee, ha annunciato la chiusura a partire da mezzogiorno (le 11 in Italia) della Rashid Road, la principale arteria costiera della Striscia, nel tratto diretto a nord verso Gaza City. La viabilità verso sud resterà invece aperta per consentire l’evacuazione dei civili. Una decisione che, letta in parallelo all’avanzata della Flotilla, accresce il clima di incertezza e di allarme.
In Italia, intanto, associazioni e movimenti hanno deciso di esprimere concretamente la loro solidarietà agli attivisti in mare. Nella notte è stata organizzata una veglia in diverse città, collegata in diretta con le imbarcazioni. Le immagini mostravano volti stanchi ma determinati, mentre dagli altoparlanti giungevano messaggi di incoraggiamento rivolti agli equipaggi. “Non siete soli, la società civile italiana vi sostiene”, recitava uno degli striscioni esposti a Roma.
La vicenda della Flotilla, oltre a sollevare una questione umanitaria urgente, rimette al centro anche il dibattito sul rispetto del diritto internazionale, sulla libertà di navigazione e sul ruolo dei governi europei in una crisi che si protrae da anni. Gli attivisti sottolineano che il loro viaggio è un atto di resistenza pacifica, finalizzato a riportare l’attenzione globale sulla condizione di Gaza, dove oltre due milioni di persone vivono in condizioni di isolamento e precarietà.
Il futuro immediato resta incerto: l’ingresso della Flotilla nella zona ad alto rischio potrebbe preludere a un confronto diretto con le autorità israeliane. Ciò che appare chiaro è che ogni miglio percorso non rappresenta soltanto una sfida logistica, ma un gesto politico e simbolico, che richiama l’opinione pubblica internazionale a non dimenticare Gaza e il suo popolo.