Caso Garlasco, Luciano Garofano lascia l’incarico di consulente tecnico per divergenze con la difesa di Sempio

Luciano Garofano lascia l’incarico di consulente tecnico nel caso Garlasco: le ragioni della decisione

Il caso Garlasco, a distanza di anni dal tragico omicidio di Chiara Poggi, continua a generare sviluppi, tensioni e nuovi capitoli giudiziari che mantengono viva l’attenzione dell’opinione pubblica. Nelle ultime ore, una notizia significativa ha scosso il dibattito: l’ex comandante dei Carabinieri del RIS di Parma, il generale in congedo Luciano Garofano, ha deciso di rinunciare all’incarico di consulente tecnico della difesa di Andrea Sempio, indagato nell’ambito della nuova inchiesta avviata dalla Procura di Pavia.

Secondo quanto comunicato attraverso una nota ufficiale, la scelta sarebbe maturata in seguito a divergenze emerse con i legali difensori di Sempio, in particolare rispetto all’approccio da adottare sulle strategie investigative e sul valore delle prove tecnico-scientifiche. Garofano, figura di spicco nel panorama della criminologia e tra i massimi esperti italiani in genetica forense, aveva accettato il ruolo con l’obiettivo di fornire un contributo scientifico solido, ma ha ritenuto venuti meno i presupposti necessari per proseguire.

Le motivazioni del passo indietro

Nella sua comunicazione, Garofano ha spiegato che la decisione non nasce da un ripensamento sul merito delle indagini, ma piuttosto dalla mancanza di condivisione con la difesa dei suggerimenti tecnici da lui proposti. In particolare, l’ex comandante del RIS aveva indicato l’importanza di affrontare l’incidente probatorio con un’impostazione più ampia e di valutare l’estensione dei temi di perizia. Una linea, però, che non sarebbe stata accolta dai legali di Sempio, inducendo Garofano a fare un passo indietro.

È un passaggio non da poco, perché dimostra quanto, nei processi giudiziari complessi, la coerenza di strategie tra consulenti ed avvocati sia determinante. Quando questa sinergia viene meno, anche la competenza di un tecnico di primo piano rischia di rimanere inascoltata, vanificando il contributo che potrebbe dare in aula.

I chiarimenti sugli attacchi mediatici

Garofano ha colto inoltre l’occasione per rispondere ad alcune accuse mediatiche circolate nei giorni scorsi, secondo le quali nel 2017 avrebbe ricevuto pagamenti indebiti da parte di Sempio. L’ex generale ha smentito con fermezza queste insinuazioni, chiarendo che i compensi ricevuti – pari a 5.000 euro – erano perfettamente legittimi e documentati.

Si trattava, infatti, di una consulenza genetico-forense svolta a favore della famiglia Sempio su incarico dei difensori dell’epoca. La prestazione fu formalizzata attraverso una relazione tecnica inviata via e-mail il 27 gennaio 2017 e regolarmente fatturata. Nulla di irregolare, dunque, ma un normale incarico professionale, come avviene in numerosi casi giudiziari complessi in cui le famiglie degli indagati scelgono di affidarsi a esperti di alto livello.

Azioni legali contro le diffamazioni

Proprio per difendere la propria reputazione, Garofano ha annunciato di aver dato mandato ai propri avvocati di intraprendere azioni legali nelle sedi competenti contro chi lo ha diffamato. Ha ribadito con decisione la sua totale estraneità a qualunque vicenda di rilevanza penale citata dalla stampa e ha sottolineato che il suo nome non deve essere associato ad accuse prive di fondamento.

La sua presa di posizione intende ribadire non solo la correttezza della propria condotta professionale, ma anche il valore della serietà con cui ha sempre affrontato incarichi delicati nel corso della sua carriera, prima come comandante del RIS di Parma e poi come consulente in numerosi processi di rilevanza nazionale.

La storia del rapporto con il caso Garlasco

Vale la pena ricordare che Garofano non è nuovo al caso Garlasco. Già nel 2017 era stato nominato consulente in occasione di una precedente indagine, successivamente archiviata. La sua esperienza nel settore della genetica forense e delle indagini scientifiche aveva rappresentato un punto di riferimento per le parti coinvolte.

Nonostante la rinuncia all’incarico attuale, Garofano ha voluto precisare che la sua convinzione sull’innocenza di Andrea Sempio resta invariata. Questo dettaglio non è marginale, poiché sottolinea come la sua scelta non rappresenti un allontanamento dalle tesi difensive sul piano del merito, ma soltanto una presa d’atto dell’impossibilità di proseguire una collaborazione in mancanza di unità di intenti.

Le implicazioni per l’inchiesta

La rinuncia di un consulente del calibro di Garofano segna senza dubbio un punto di svolta nell’evoluzione dell’inchiesta. Da un lato, priva la difesa di una voce autorevole in materia scientifica; dall’altro, solleva interrogativi sull’efficacia delle strategie adottate dai legali di Sempio. La ricerca della verità nel processo per l’omicidio di Chiara Poggi resta dunque complessa e ancora costellata di nodi irrisolti.

Il caso continua a suscitare dibattiti anche sul piano più generale: fino a che punto le perizie scientifiche possono determinare la direzione di un processo? E quanto conta la capacità di un team difensivo di integrare al meglio le competenze dei propri consulenti? Domande che, inevitabilmente, emergono ogni volta che un procedimento giudiziario si trascina per anni tra nuove piste, archiviazioni e riaperture.

Conclusioni

La decisione di Luciano Garofano di lasciare l’incarico di consulente tecnico per la difesa di Andrea Sempio rappresenta un episodio importante nella lunga vicenda giudiziaria legata al delitto di Garlasco. Una scelta che nasce da divergenze interne, ma che al tempo stesso richiama l’attenzione sul ruolo fondamentale delle perizie scientifiche nei processi penali contemporanei.

Mentre la Procura di Pavia prosegue il suo lavoro, resta il peso delle parole di Garofano: da un lato la sua certezza sull’innocenza di Sempio, dall’altro la convinzione che senza una piena sintonia con la difesa il suo contributo non avrebbe potuto produrre i risultati sperati. Un capitolo che si chiude, ma che lascia aperti molti interrogativi su un caso che continua a tenere banco nel dibattito pubblico.

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