“Ilaria Salis: il Parlamento europeo decide sulla revoca dell’immunità e sul futuro del processo in Ungheria”

Il futuro giudiziario di Ilaria Salis e il voto decisivo del Parlamento europeo

Il destino giudiziario di Ilaria Salis, eurodeputata italiana accusata in Ungheria di aver partecipato a un’aggressione contro un gruppo di neonazisti durante manifestazioni antifasciste nel febbraio 2023, è oggi appeso a un filo sottile: il voto del Parlamento europeo sulla revoca della sua immunità parlamentare. La decisione della plenaria, attesa per ottobre, rappresenta un passaggio cruciale non solo per la vicenda personale della politica milanese, ma anche per le relazioni tra Bruxelles e Budapest e per il delicato equilibrio tra giustizia nazionale e tutela dei diritti fondamentali dei parlamentari europei.

Un processo sospeso tra politica e giustizia

Secondo quanto dichiarato dal giudice ungherese Jozsef Sos, il voto dell’Europarlamento potrebbe avere un impatto diretto sull’esito del procedimento penale. Se infatti l’assemblea di Strasburgo dovesse respingere la richiesta delle autorità ungheresi di revocare l’immunità a Salis, il processo non potrebbe proseguire. In caso contrario, la deputata rischierebbe di tornare in custodia cautelare, pur continuando a mantenere il suo seggio e il diritto a esercitare le funzioni parlamentari. La situazione è resa ancora più complessa dal fatto che Salis è stata eletta proprio mentre era detenuta, a conferma del forte sostegno politico e simbolico che la sua candidatura ha ricevuto in Italia e in Europa.

Le accuse e il contesto politico

Le accuse risalgono a un episodio avvenuto a Budapest, quando un gruppo di attivisti antifascisti, tra cui Salis, avrebbe preso di mira alcuni militanti neonazisti giunti nella capitale ungherese per commemorare un raduno dell’estrema destra. Secondo l’accusa, gli scontri avrebbero avuto conseguenze violente, ma la difesa di Salis sostiene che le prove raccolte siano insufficienti e che l’intero procedimento risenta di un’impostazione politica, più che giuridica. Non a caso, il caso è diventato in breve tempo un terreno di scontro tra governo ungherese e istituzioni europee, con molte associazioni per i diritti civili che hanno denunciato condizioni di detenzione inumane e un processo non equo.

Il fronte politico italiano: Lega e Forza Italia

In Italia, la vicenda divide profondamente le forze politiche. Durante la festa di Forza Italia a Telese Terme, il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani ha annunciato che il suo partito voterà a favore della revoca dell’immunità. Secondo Tajani, i presunti reati risalirebbero a un periodo antecedente all’elezione di Salis e, pertanto, non sarebbero coperti dalla protezione parlamentare. “Non voteremo per la conservazione dell’immunità – ha dichiarato – perché i reati che ha commesso sono stati commessi prima di diventare parlamentare. Noi siamo garantisti sempre, e proprio per questo rispettiamo le regole”. Un messaggio chiaro, volto a sottolineare che la linea azzurra non è quella di proteggere i propri avversari politici, ma di applicare il principio di uguaglianza davanti alla legge.

La Lega, dal canto suo, incalza da tempo sul tema, sottolineando la necessità che Salis affronti il processo senza “scudi” politici. I rappresentanti del Carroccio vedono nella vicenda un banco di prova per verificare la coerenza delle istituzioni europee, accusate spesso di applicare doppi standard nei confronti degli Stati membri.

La posizione della Commissione Affari giuridici

A complicare ulteriormente il quadro vi è la posizione della Commissione per gli Affari giuridici del Parlamento europeo (JURI), che ha espresso un parere contrario alla revoca dell’immunità. Tale decisione, seppur autorevole, non è vincolante per la plenaria, che avrà l’ultima parola. È in questa fase che si misureranno non solo i rapporti di forza tra i diversi gruppi politici, ma anche il grado di indipendenza dell’Europarlamento di fronte a un caso che rischia di trasformarsi in un precedente di enorme rilevanza. La plenaria di ottobre potrebbe infatti determinare un orientamento destinato a incidere sul futuro di altri parlamentari coinvolti in vicende giudiziarie nei rispettivi Paesi.

Oltre il caso Salis: implicazioni europee

Il caso Salis non riguarda solo l’Italia e l’Ungheria. Tocca un nervo scoperto dell’Unione europea: la tutela dei diritti dei rappresentanti eletti e la compatibilità delle giurisdizioni nazionali con i principi dello Stato di diritto. Negli ultimi anni, Budapest è finita più volte sotto osservazione per presunte violazioni dello Stato di diritto, soprattutto in materia di indipendenza della magistratura e libertà di stampa. In questo contesto, la richiesta di revoca dell’immunità a un’eurodeputata italiana rischia di accentuare le tensioni tra chi vede nell’Europa un baluardo dei diritti e chi, invece, rivendica la piena sovranità nazionale.

Attesa per ottobre

L’appuntamento con il voto di ottobre sarà dunque decisivo. Qualunque sia l’esito, esso avrà ripercussioni significative: per la vita personale e politica di Ilaria Salis, per le dinamiche interne al Parlamento europeo e per le relazioni tra Stati membri. Un verdetto favorevole alla revoca significherebbe un ritorno a un processo che molti giudicano viziato; un rifiuto, invece, costituirebbe una sfida aperta alle autorità ungheresi. In entrambi i casi, il dibattito attorno a questa vicenda continuerà ad animare le cronache politiche italiane ed europee nei prossimi mesi.

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