Global Sumud Flotilla verso Gaza: cronaca, accuse e rischi diplomatici.

La Global Sumud Flotilla ha proseguito la rotta verso Gaza e, al momento, si trova in acque internazionali, ma il suo passaggio non è privo di tensioni e accuse. Da Israele arrivano critiche severe: il ministero degli Esteri ha definito l’iniziativa «una provocazione al servizio di Hamas», sostenendo che la flottiglia abbia rifiutato le proposte offerte per sbarcare gli aiuti a Cipro e trasferirli poi con modalità pacifiche verso Gaza. I promotori dell’operazione, però, ribadiscono che la missione è guidata da intenti umanitari e dalla volontà di attirare l’attenzione internazionale sulle condizioni della popolazione nella Striscia di Gaza.

Secondo i partecipanti, la traversata è stata impegnativa: la notte è stata difficile a causa del mare mosso e la presenza di droni che sorvegliano dall’alto ha reso l’atmosfera carica di apprensione. Maria Elena Delia, portavoce della Flotilla, ha descritto le difficoltà prima di incontrare una delegazione di politici italiani, tra cui il ministro della Difesa Guido Crosetto e alcuni esponenti dell’opposizione: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Nicola Fratoianni, Bonelli e Magi. L’incontro aveva l’obiettivo di aprire un confronto, fornire chiarimenti e tentare di ridurre i rischi collegati alla navigazione.

La composizione della flottiglia è fortemente internazionale: oltre cinquanta imbarcazioni e centinaia di persone provenienti da più di quarantacinque Paesi, tra cui quindici cittadini belgi e cinquantatré francesi. A bordo ci sono artisti, parlamentari, medici e operatori umanitari che, dicono gli organizzatori, intendono portare aiuti ma anche richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul dramma umanitario a Gaza. I promotori ricordano inoltre che sedici Paesi, tra cui Spagna e Irlanda, hanno già garantito protezione diplomatica e che Italia e Spagna hanno messo a disposizione unità militari per assicurare la sicurezza dei propri cittadini.

Dal canto suo, il ministero degli Esteri israeliano ha criticato duramente la scelta della Flotilla di rifiutare le alternative proposte, dipingendo l’azione come guidata da motivazioni politiche più che umanitarie. Questa critica è stata espressa con toni netti sui social, sostenendo che il rifiuto di sbarcare a Cipro e di accettare le altre proposte equivalga a una scelta intenzionale di provocazione. I membri della spedizione, tuttavia, respingono tale accusa e affermano di agire nella piena legalità, convinti che la loro iniziativa possa comunque contribuire a mantenere alta l’attenzione internazionale sui bisogni della popolazione civile.

Il dialogo con le istituzioni italiane è proseguito in più direzioni. Il ministro Matteo Tajani si è detto speranzoso circa la possibilità di una mediazione, invitando le parti a valutare con attenzione le conseguenze di azioni rischiose e a mantenere aperto il confronto. Crosetto, incontrando la delegazione di terra della Flotilla, ha ribadito la propria preoccupazione per i potenziali pericoli qualora si tentasse di forzare un blocco navale. Ha sottolineato l’importanza del dialogo e la necessità di evitare gesti che possano mettere a rischio vite umane, in particolare quelle degli attivisti italiani.

L’incontro si è svolto presso il comando della compagnia carabinieri Roma-San Pietro ed è stato partecipato, oltre che dalla portavoce Maria Elena Delia, anche da altre esponenti del movimento come Simona Moscarelli e Giorgina Levi. Crosetto ha dichiarato di aver espresso tutte le sue preoccupazioni, ma anche di aver riconosciuto l’importanza di un confronto aperto e sincero. Ha ricordato che l’obiettivo dichiarato della Flotilla è l’assistenza al popolo di Gaza, ma ha avvertito che azioni che rischiano di provocare gravi conseguenze non garantirebbero risultati concreti e potrebbero anzi esporre i partecipanti a pericoli elevati e difficilmente gestibili.

Per il ministro, la priorità del governo rimane la sicurezza e l’utilizzo di canali umanitari e diplomatici già attivi per garantire assistenza alla popolazione palestinese. Ha richiamato l’impegno delle più alte cariche dello Stato — dal presidente della Repubblica al presidente del Consiglio — nel coordinare sforzi diplomatici e operativi volti a prevenire rischi inutili. Crosetto ha sottolineato che, se la Flotilla decidesse di forzare un dispositivo militare con imbarcazioni civili, le conseguenze sarebbero gravissime e difficili da contenere.

La risposta degli organizzatori, tuttavia, è stata netta: la missione va avanti, non si registrano defezioni e la navigazione prosegue nelle acque internazionali secondo quanto dichiarano gli attivisti. Per loro, l’azione rappresenta una responsabilità morale e politica, un gesto di solidarietà volto a mettere in luce l’assedio e a sollecitare un’accelerazione degli aiuti. Il confronto istituzionale resta aperto e osservato, mentre si attendono sviluppi che decideranno l’effettiva efficacia della spedizione e il livello dei rischi cui saranno esposti i partecipanti. La comunità internazionale osserva con attenzione.

Related Posts