Ponte sullo Stretto di Messina: i dubbi della Corte dei Conti e le prospettive del progetto
La vicenda del Ponte sullo Stretto di Messina è tornata prepotentemente al centro del dibattito politico e mediatico italiano. Dopo anni di rinvii, polemiche e studi tecnici, il progetto sembrava finalmente avviato verso una fase concreta con l’approvazione del progetto definitivo da parte del Cipess. Tuttavia, la Corte dei Conti ha recentemente chiesto chiarimenti al governo, sollevando una serie di perplessità che rischiano di complicare ulteriormente l’iter di un’opera da sempre considerata tanto ambiziosa quanto controversa.
La richiesta della Corte dei Conti
I magistrati contabili hanno indirizzato alla Presidenza del Consiglio una nota ufficiale in cui sottolineano che la delibera approvata appare più come una semplice ricognizione delle attività svolte dagli enti coinvolti che una reale e completa valutazione degli esiti istruttori. Non si tratterebbe, quindi, di un passaggio pienamente esaustivo sotto il profilo tecnico e contabile.
Tra i punti principali sollevati dalla Corte figurano modalità poco convenzionali di trasmissione degli atti — in parte veicolati attraverso link al sito della società Stretto di Messina — e alcune discrepanze economiche. In particolare, è stata evidenziata la differenza tra l’importo certificato da KPMG, pari a 10,48 miliardi di euro, e quello approvato nel quadro economico complessivo, fissato invece a 10,50 miliardi. Una divergenza apparentemente minima, ma che per un organo di controllo contabile non può passare inosservata.
Le stime di traffico e i dubbi europei
Altro nodo cruciale riguarda le previsioni di traffico elaborate dalla società TPlan Consulting. Queste stime sono considerate fondamentali per la sostenibilità economica dell’opera, poiché il flusso previsto di veicoli e passeggeri determinerà in larga parte la capacità del ponte di ripagarsi nel tempo. La Corte ha chiesto al governo di fornire ulteriori dettagli e approfondimenti, temendo che tali valutazioni possano risultare troppo ottimistiche.
Non meno rilevante è la richiesta di chiarimenti sulla delibera del Consiglio dei Ministri del 9 aprile 2025, con cui il ponte era stato dichiarato opera di interesse pubblico. Una scelta che ha consentito di aggirare alcuni vincoli procedurali, ma che ha sollevato interrogativi non solo in Italia, bensì anche a livello comunitario, attirando l’attenzione della Commissione Europea.
La risposta del governo
Il governo, per parte sua, ha minimizzato la portata dei rilievi della Corte, definendoli parte di un normale dialogo tra istituzioni. Dal ministero delle Infrastrutture è arrivata l’assicurazione che tutti i chiarimenti saranno forniti entro i termini stabiliti e che il progetto non è in alcun modo messo in discussione. Gli uffici tecnici, secondo le fonti ministeriali, sarebbero già al lavoro per predisporre la documentazione necessaria.
Il termine fissato dalla Corte dei Conti è di venti giorni: scaduto questo lasso di tempo, l’organo potrà decidere se pronunciarsi “allo stato degli atti” oppure consentire al governo di ritirare la delibera in autotutela. Una condizione che potrebbe avere conseguenze dirette sui tempi di avvio dei cantieri e sulla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
Le reazioni politiche
Sul piano politico, la vicenda ha alimentato nuove polemiche. Angelo Bonelli, leader di Alleanza Verdi e Sinistra, ha definito i rilievi della Corte “gravissimi”, contestando in particolare la fondatezza delle stime di traffico e sollevando questioni di natura ambientale ed economica. Anche il Partito Democratico ha interpretato la nota dei magistrati contabili come una vera e propria bocciatura del progetto, annunciando iniziative parlamentari per chiarire la reale situazione del Ponte.
Dall’altra parte, le forze politiche favorevoli all’opera continuano a difenderne la strategicità, considerandola un’infrastruttura decisiva per collegare meglio il Sud al resto d’Italia e all’Europa. Secondo i sostenitori, il ponte rappresenterebbe non solo un simbolo di modernità, ma anche una leva per lo sviluppo economico e occupazionale di un’area storicamente svantaggiata.
Un futuro incerto
La partita del Ponte sullo Stretto rimane dunque aperta. Da un lato vi è la volontà politica di procedere, forte di un progetto definito e di risorse già individuate. Dall’altro permangono dubbi tecnici, contabili e procedurali che rischiano di rallentare, se non di bloccare, l’intero iter. La palla è ora nelle mani del governo, chiamato a fornire entro breve tempo risposte chiare e documentate.
Ciò che è certo è che ogni passo compiuto su questa vicenda avrà ricadute significative, non solo per il destino del ponte, ma anche per la credibilità delle istituzioni coinvolte e per l’immagine internazionale del Paese. L’Italia, ancora una volta, si trova a fare i conti con un’opera che divide, appassiona e al tempo stesso suscita scetticismo, in attesa di capire se il sogno del collegamento stabile tra Sicilia e Calabria resterà sulla carta o diventerà finalmente realtà.