👉 Caso Ilaria Salis: il Parlamento UE difende l’immunità e divide la politica italiana

Il caso di Ilaria Salis e il voto dell’Europarlamento: tra diritto, politica e tensioni mediatiche

La Commissione Affari Giuridici del Parlamento Europeo si è recentemente pronunciata su uno dei casi più discussi degli ultimi mesi: quello dell’eurodeputata italiana Ilaria Salis, eletta nelle fila di Alleanza Verdi-Sinistra e coinvolta in una vicenda giudiziaria in Ungheria. La sua storia, divenuta oggetto di confronto politico e mediatico, intreccia aspetti giuridici, diritti fondamentali e dinamiche di potere all’interno delle istituzioni comunitarie.

L’origine del caso e l’arresto in Ungheria

Tutto ha inizio nel febbraio 2023, quando Salis viene arrestata a Budapest con l’accusa di aver partecipato a una presunta aggressione contro militanti neonazisti durante una manifestazione. Le autorità ungheresi hanno avviato un procedimento penale, attirando l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale non solo per la gravità delle imputazioni, ma anche per le condizioni di detenzione a cui l’attivista è stata sottoposta. Il suo arresto, avvenuto prima dell’elezione al Parlamento Europeo, ha aperto un delicato dibattito: fino a che punto le immunità parlamentari possono o devono intervenire in vicende giudiziarie avviate precedentemente al mandato?

Il voto della Commissione Affari Giuridici

La questione è arrivata davanti alla Commissione Affari Giuridici (JURI), chiamata a esprimersi sulla proposta di revoca dell’immunità parlamentare. La relazione, presentata dall’eurodeputato spagnolo Adrián Vázquez Lázara del Partito Popolare Europeo (PPE), sosteneva la necessità di permettere alla giustizia ungherese di procedere. Tuttavia, il voto ha ribaltato le previsioni: 13 membri hanno respinto la revoca, contro 12 favorevoli. Un risultato estremamente risicato, che rappresenta un primo stop al procedimento.

La decisione definitiva spetterà ora all’Aula del Parlamento Europeo, che voterà presumibilmente il 7 ottobre. L’esito appare tutt’altro che scontato, ma il primo verdetto ha già inciso nel dibattito politico europeo.

La posizione dei gruppi politici

Dietro a questo voto si intravedono le complesse geometrie politiche di Bruxelles e Strasburgo. La sinistra europea si è schierata a difesa di Salis, sottolineando i rischi legati al sistema giudiziario ungherese, considerato fortemente influenzato dal governo di Viktor Orbán. La destra estrema, al contrario, ha insistito sulla necessità di revocare l’immunità, interpretando il caso come un test di credibilità delle istituzioni europee.

Il PPE, ago della bilancia in molte decisioni parlamentari, ha avuto un ruolo determinante: senza i voti di alcuni suoi membri, Salis non avrebbe ottenuto la protezione. Proprio questo dato rafforza l’idea che la vicenda non sia solo giudiziaria, ma profondamente politica.

Le reazioni in Italia: il caso mediatico

In Italia, la notizia ha avuto una risonanza immediata. Matteo Salvini, leader della Lega e vicepresidente del Consiglio, ha criticato duramente la decisione. Sui social ha pubblicato un post con l’immagine e le frasi “Poltrona salva, dignità persa” e “Vergogna!”, definendo il voto della Commissione come un chiaro esempio di ingiustizia. Secondo lui, chi commette errori dovrebbe sempre affrontarne le conseguenze, senza “scudi” istituzionali.

Le parole di Salvini hanno alimentato la polarizzazione, rendendo il caso Salis un terreno di scontro tra destra e sinistra anche a livello nazionale. Non è un caso che i principali quotidiani e talk show italiani abbiano dato ampio spazio alla vicenda, evidenziando il peso politico della decisione europea.

Le voci dei protagonisti

Lo stesso relatore, Vázquez Lázara, ha definito la scelta della Commissione “un pericoloso precedente”, sostenendo che l’immunità dovrebbe coprire solo i reati compiuti durante il mandato parlamentare e non quelli precedenti. Ha persino previsto che l’Ungheria presenterà ricorso alla Corte di giustizia europea, trasformando il caso in una possibile disputa legale di ampia portata.

Dalla parte opposta, il padre dell’eurodeputata, Roberto Salis, ha accolto con sollievo il voto, dichiarandosi “un po’ più sereno” e speranzoso per il futuro. Pur consapevole che la battaglia non è finita, ha sottolineato come finora le indicazioni della Commissione non siano mai state smentite dalla plenaria del Parlamento.

La stessa Ilaria Salis ha espresso gratitudine e sorpresa: “Sono incredula e felice. Questo voto dimostra che molti, nell’Unione Europea, hanno capito che il problema è l’Ungheria di Orbán e non il mio processo. Sono pronta a farmi giudicare in Italia, davanti a un tribunale imparziale che rispetti lo Stato di diritto”. Ha anche aggiunto di aver ricevuto solidarietà da diversi colleghi di centrodestra, pur senza citarne i nomi, trovando in questo sostegno un ulteriore segnale di apertura.

Un caso simbolico per l’Europa

Il caso Salis non riguarda soltanto una vicenda giudiziaria personale: rappresenta una cartina di tornasole delle difficoltà dell’Unione Europea nel conciliare principi di diritto, rispetto delle sovranità nazionali e dinamiche politiche. La questione dell’immunità parlamentare, infatti, si intreccia con la qualità della democrazia in alcuni Stati membri e con la fiducia reciproca tra i sistemi giudiziari.

La decisione finale del Parlamento Europeo non determinerà soltanto il futuro politico e personale di Ilaria Salis, ma lancerà anche un messaggio sull’orientamento dell’UE di fronte a governi considerati illiberali. In questo senso, la vicenda va ben oltre i confini italiani e ungheresi, assumendo un valore simbolico per l’intero progetto europeo.

Related Posts