“Sciopero generale dei treni per Gaza: Landini, sindacati di base e le proteste del 19 e 22 settembre”

Sciopero generale dei treni per Gaza: mobilitazioni, parole dei sindacati e proteste in tutta Italia

La settimana che si apre si preannuncia densa di tensioni e mobilitazioni. Lo sciopero generale dei treni per Gaza, convocato dai sindacati, scuote il mondo del lavoro e la politica. Cortei, manifestazioni e dichiarazioni accese testimoniano quanto la tragedia in Medio Oriente sia diventata una questione anche interna al dibattito italiano.

Le parole di Landini e l’annuncio del 19 settembre

Nella sede della Cgil a Roma, Maurizio Landini è apparso visibilmente teso. Con tono fermo, scandito da pause insolite, il leader sindacale ha parlato senza mezzi termini: “Quello che sta accadendo a Gaza è un massacro senza precedenti. Fermiamolo subito”. Landini ha accusato apertamente il governo Netanyahu di portare avanti un’occupazione militare e ha chiesto l’interruzione immediata degli accordi commerciali con Israele.

Il 19 settembre, dunque, sarà una giornata di forte mobilitazione. Le categorie sindacali hanno proclamato ore di sciopero generale dei treni, oltre a presidi e cortei in numerose città italiane. Va sottolineato, però, che i servizi pubblici essenziali — come sanità, trasporti urbani e scuole — resteranno esclusi per ragioni di legge e di tempistica. Nonostante ciò, Landini ha garantito la sua presenza a Catania, in mezzo alla piazza, al fianco dei manifestanti.

La posizione di Fiom e Filcams-Cgil

Fiom-Cgil ha confermato quattro ore di sciopero, con un messaggio netto: “È il momento di fermare il genocidio, di salvare vite umane”. Anche Filcams-Cgil si muove sulla stessa linea, ribadendo lo stop per quattro ore e lanciando un appello chiaro: non vendere prodotti israeliani e interrompere i rapporti commerciali con chi sostiene la guerra.

La mobilitazione non sarà simbolica: assemblee nelle fabbriche, distribuzione di volantini, megafoni nelle piazze e un’attività intensa di sensibilizzazione accompagneranno la protesta. L’obiettivo dichiarato è non solo fermare la produzione, ma anche scuotere l’opinione pubblica italiana ed europea.

Verso la Marcia Perugia-Assisi

L’attenzione resta per ora concentrata sul 19 settembre, ma già si guarda oltre. Il 12 ottobre è in programma la Marcia Perugia-Assisi, e anche in quell’occasione i metalmeccanici della Cgil hanno annunciato la loro partecipazione. Secondo il quotidiano Avvenire, la mobilitazione di settembre potrebbe aprire una nuova stagione di proteste sindacali e sociali, senza precedenti negli ultimi decenni.

Il 22 settembre: i sindacati di base in prima linea

Se il 19 sarà il giorno della Cgil, il 22 settembre scenderanno in campo i sindacati di base: Cub, Adl e Sgb hanno infatti proclamato uno sciopero generale nazionale che riguarderà tutte le categorie, pubbliche e private, per l’intera giornata.

L’annuncio, riportato dal Corriere della Sera, è stato accompagnato da un richiamo alla missione umanitaria Global Sumud Flotilla, con la necessità di garantire protezione ai volontari diretti verso Gaza. A differenza del 19, questa volta potrebbero fermarsi anche i treni: Trenitalia, Trenord e persino il personale del gruppo FS. Ciò comporterebbe possibili cancellazioni, ritardi e disagi per i passeggeri.

Ma non si fermeranno solo le ferrovie: lo sciopero del 22 potrebbe interessare anche scuole, università, porti e diversi altri settori. Nelle stesse ore sono previsti cortei studenteschi, sit-in nelle facoltà e manifestazioni di piazza. Secondo Il Fatto Quotidiano, lo scenario potrebbe ricordare i grandi scioperi degli anni Ottanta, capaci di paralizzare intere città.

Le ambiguità di SI Cobas

Sul fronte della mobilitazione, resta incerta la posizione di SI Cobas. In un primo momento il sindacato aveva contribuito alla stesura di un comunicato unitario, salvo poi decidere di non firmarlo. La motivazione è stata spiegata a Radio Onda d’Urto: “Non proclamiamo scioperi se non siamo in grado di renderli forti e reali”. Tuttavia, agli iscritti è arrivato l’invito ad aderire dove possibile alla protesta del 22 settembre. Una linea ambigua, che riflette la complessità del fronte sindacale italiano.

Uno scenario in evoluzione

La situazione rimane in rapido movimento. Da una parte la Cgil, che punta a catalizzare l’attenzione con la mobilitazione del 19 settembre. Dall’altra i sindacati di base, pronti a paralizzare il Paese con lo sciopero del 22. In mezzo, Uil e Cisl restano in silenzio, senza annunciare alcuna iniziativa. Ma, come sottolinea Il Sole 24 Ore, le prossime ore potrebbero essere decisive per capire se anche loro decideranno di muoversi.

Ciò che appare evidente è che non si tratta soltanto di treni fermi: la questione tocca corde profonde della società italiana, divisa tra chi sostiene la necessità di protestare contro la guerra e chi teme i pesanti disagi per cittadini e imprese.

In ogni caso, il mese di settembre potrebbe rappresentare un punto di svolta: non solo per la causa palestinese, ma anche per il ruolo dei sindacati in Italia, pronti a tornare protagonisti di una stagione di mobilitazioni che sembrava appartenere al passato.

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