Corteo a Milano per il Leoncavallo: migliaia in piazza contro sgomberi e speculazione
Milano è stata teatro di una manifestazione che ha richiamato migliaia di persone da tutta Italia. Le vie della città sono state invase dal corteo nazionale “Giù le mani dalla città ”, organizzato in solidarietà con lo storico centro sociale Leoncavallo, sgomberato lo scorso 21 agosto. L’evento, atteso e ampiamente discusso nei giorni precedenti, ha trasformato le strade milanesi in un palcoscenico di arte, musica, protesta civile e impegno politico.
La partenza del corteo
La mobilitazione ha preso il via intorno alle ore 13 dalla Stazione Centrale, con una prima partecipazione di circa cinquemila persone, tra collettivi antagonisti, studenti e attivisti provenienti da varie regioni italiane. Successivamente il corteo si è ricompattato a Porta Venezia, dove le cosiddette “Mamme del Leoncavallo” hanno guidato la marcia, seguite da sigle sindacali e associative di rilievo come Avs, Cgil, Anpi e Arci.
La manifestazione ha attraversato viale Majno, viale Regina Margherita e Porta Romana per concludersi in piazza Fontana. La piazza Duomo, meta tradizionale di cortei di questa portata, è rimasta esclusa dal percorso a causa del contemporaneo svolgimento del Giubileo dei Giovani.
Una partecipazione trasversale
Tra i partecipanti non sono mancati esponenti politici, compresi alcuni appartenenti al Partito Democratico, nonostante il partito non avesse dato un’adesione ufficiale all’iniziativa. La presenza di artisti come Claudio Bisio e Paolo Rossi ha contribuito a dare ulteriore visibilità alla protesta, evidenziando quanto il Leoncavallo sia stato, negli anni, non solo un luogo di attivismo ma anche un centro culturale di riferimento per il capoluogo lombardo.
L’azione simbolica al Pirellino
Uno dei momenti più discussi della giornata si è verificato quando un gruppo di manifestanti ha fatto irruzione all’interno del cantiere del Pirellino, edificio comunale ora di proprietà di Coima e attualmente al centro di un’inchiesta della procura di Milano. Alcuni militanti si sono arrampicati sulle impalcature, hanno versato vernice rosa sulla facciata e issato uno striscione con la scritta “Contro la città dei padroni”.
Secondo i promotori dell’azione, si è trattato di un gesto simbolico contro la gentrificazione e la speculazione immobiliare, considerati fenomeni che mettono a rischio la sopravvivenza degli spazi culturali e comunitari. “Questo è un cantiere e oggi lo sequestriamo per il bene di questa metropoli. Non ci basta uno scandalo e non ci basta un processo”, hanno dichiarato i militanti, sottolineando la necessità di difendere i beni comuni.
Le reazioni istituzionali
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha commentato lo sgombero del Leoncavallo e la successiva manifestazione, ribadendo che si è trattato dell’esecuzione di provvedimenti giudiziari:
“Non siamo preoccupati perché siamo convinti che ogni manifestazione di pensiero, compresa questa, si svolgerà con senso di responsabilità . Non è stato un nostro provvedimento, ma l’attuazione di decisioni della magistratura: l’illegittimità di quella occupazione abusiva era stata sancita, e dunque abbiamo fatto ciò che era doveroso”.
La Giunta comunale di Milano, dal canto suo, ha confermato l’avvio di un percorso di riqualificazione di alcune aree periferiche, nelle quali potrebbero eventualmente essere destinati nuovi spazi da affidare al Leoncavallo o ad altre realtà sociali. Una prospettiva che però non convince i militanti, i quali leggono nello sgombero un atto politico più che amministrativo.
Le voci della politica
Il dibattito politico si è acceso subito. Da una parte, esponenti della sinistra come Nicola Fratoianni hanno espresso solidarietà al Leoncavallo, definendolo un patrimonio culturale e sociale da tutelare. Dall’altra, rappresentanti della Lega, tra cui Silvia Sardone e Samuele Piscina, hanno criticato duramente la presenza di partiti e sindacati al fianco di chi, a loro dire, vive nell’illegalità . Le accuse si sono concentrate anche sui presunti debiti accumulati dal centro sociale nei confronti del Comune e dello Stato.
Sul fronte opposto, Manfredi Catella, figura di spicco del settore immobiliare milanese, ha definito le occupazioni abusive una minaccia al modello urbano della cittĂ , invitando cittadini e istituzioni a riflettere seriamente sul futuro di Milano e sulla necessitĂ di promuovere uno sviluppo ordinato e sostenibile.
Un simbolo che divide
Il corteo del 7 settembre conferma come il Leoncavallo, a distanza di oltre quarant’anni dalla sua nascita, continui a rappresentare un punto di riferimento per molti, ma anche un elemento di forte divisione politica e sociale. Da un lato, chi lo considera un bene comune e uno spazio di libertà e creatività ; dall’altro, chi lo percepisce come un’anomalia illegale in una città proiettata verso una crescita sempre più regolamentata.
Quel che è certo è che la vicenda del Leoncavallo non può essere letta solo come una questione locale. Tocca temi centrali del nostro tempo: il diritto alla città , l’uso degli spazi pubblici, il rapporto tra istituzioni e cittadini, e la tensione costante tra sviluppo economico e salvaguardia dei beni culturali e sociali. Milano, ancora una volta, diventa il laboratorio di un confronto destinato a far discutere l’Italia intera.