Emilio Fede è morto a 94 anni: il giornalista che ha cambiato la TV italiana tra successi e polemiche

È morto Emilio Fede, uno dei volti più riconoscibili e controversi del giornalismo televisivo italiano. Aveva 94 anni e da tempo viveva nella residenza San Felice di Segrate, alle porte di Milano, dove nelle ultime ore le sue condizioni si erano aggravate rapidamente. La notizia della sua scomparsa, diffusa dalla figlia Sveva con un semplice ma toccante “Papà ci ha lasciato”, ha riportato alla memoria collettiva una carriera lunga, intensa e spesso segnata da polemiche.

Una carriera tra Rai e Mediaset

Nato a Barcellona Pozzo di Gotto, in provincia di Messina, il 24 giugno 1931, Emilio Fede si trasferì giovanissimo a Roma per inseguire la passione per il giornalismo. Dopo le prime esperienze in testate locali come Il Momento e Il Mattino, arrivò alla Gazzetta del Popolo di Torino. Nel 1958 entrò in Rai, diventando stabilmente parte della redazione nel 1961.

Per otto anni fu inviato speciale in Africa, raccontando da oltre 40 Paesi storie e realtà spesso ignorate. Questa esperienza lo rese uno dei giornalisti italiani più conosciuti del periodo. Tornato in Italia, condusse il Tg1 e collaborò con programmi di approfondimento come Tv7, sotto la direzione di Sergio Zavoli. La sua presenza era incisiva, diretta, e cominciava già allora a delinearsi quello stile che avrebbe segnato il suo percorso: schietto, spesso divisivo, ma sempre riconoscibile.

Negli anni Ottanta approdò al mondo delle televisioni private. Dopo l’esperienza in Rete A, nel 1987 diresse il primo telegiornale di una rete non pubblica. Ma fu nel 1992 che arrivò la svolta definitiva: la guida del Tg4. Per vent’anni, fino al 2012, Fede fu il volto del notiziario Mediaset, diventando simbolo dell’informazione dell’era Berlusconi e partecipando anche alla nascita di Studio Aperto. Il suo Tg4, con toni spesso appassionati e partigiani, divise critica e pubblico, ma segnò profondamente l’informazione televisiva italiana.

Le vicende giudiziarie

La carriera di Emilio Fede non fu priva di ombre. Negli anni fu coinvolto in diversi procedimenti giudiziari che ne offuscarono l’immagine pubblica. Nel processo Ruby bis, venne condannato in via definitiva a 4 anni e 7 mesi per favoreggiamento della prostituzione. In passato era stato imputato per concorso in bancarotta fraudolenta in relazione alla società LM Management di Lele Mora: inizialmente condannato, fu poi assolto dalla Cassazione nel 2019. Nel 2020 fu arrestato a Napoli per evasione dagli arresti domiciliari: si era recato in città per festeggiare il suo 89° compleanno senza autorizzazione del giudice.

Nonostante queste vicende, il nome di Fede resta legato a un giornalismo capace di lasciare il segno, nel bene e nel male, con uno stile diretto e una capacità rara di catalizzare l’attenzione.

Il ricordo e il cordoglio

La famiglia, in una nota ufficiale, lo ha ricordato come “amato fratello, padre e nonno, giornalista e volto storico del panorama televisivo italiano”. Nella dichiarazione si sottolinea come Emilio Fede abbia rappresentato “una figura di spicco dell’informazione, capace di raccontare con passione e dedizione gli eventi più significativi, innovando il linguaggio televisivo e formando generazioni di cronisti”.

I funerali si terranno giovedì 4 settembre presso la chiesa di Dio Padre a Milano 2, in un orario ancora da definire.

Anche il mondo della politica e dello spettacolo ha voluto esprimere cordoglio. Licia Ronzulli di Forza Italia lo ha definito “un innovatore che ha raccontato la politica con passione e coraggio”. Enrico Mentana, ricordando i tempi al Tg1, ha sottolineato come Fede fosse già, vent’anni prima del Tg4, “l’anchorman più conosciuto in Italia”, capace di sdoganare un genere oggi diffuso: quello dei telegiornali apertamente schierati.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha parlato di lui come “un grande giornalista, anche nella fase di inviato in Africa”, mentre il Presidente del Senato Ignazio La Russa lo ha ricordato come “volto storico del giornalismo televisivo che ha accompagnato milioni di italiani per oltre mezzo secolo”. Parole che restituiscono l’immagine di un uomo discusso ma indimenticabile, protagonista assoluto della scena mediatica italiana.

Un’eredità complessa

La figura di Emilio Fede lascia un’eredità complessa: da un lato il giornalista che seppe trasformare il linguaggio televisivo, avvicinandolo a un pubblico vasto e popolare, dall’altro l’uomo al centro di scandali e polemiche che ne hanno macchiato la reputazione. Ma, come spesso accade con i personaggi carismatici, non si può ridurre la sua vita a un solo aspetto.

Fede è stato, al tempo stesso, innovatore e polemista, cronista e opinionista, simbolo di un’epoca e specchio delle sue contraddizioni. Amato, odiato, criticato, ma mai ignorato: così resterà nella memoria collettiva degli italiani.

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